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Area Infanzia

Schermi e prima infanzia: il prezzo invisibile della deprivazione sensoriale

Video e tablet non sono neutri: quando sostituiscono il contatto reale, privano il cervello in crescita delle esperienze necessarie per sviluppare linguaggio, empatia e pensiero.

Tempo di lettura: 5 minuti

Luciano GuazziLuciano Guazzi
Bambine che giocano

Un fenomeno in crescita silenziosa

Negli ultimi anni si è moltiplicato il dibattito sugli schermi nella prima infanzia. Tablet, smartphone, video e cartoni vengono spesso usati come “baby-sitter digitali” per calmare, distrarre o intrattenere i più piccoli. Ma la ricerca neuroscientifica è ormai chiara: l’uso eccessivo degli schermi nella fascia 0-6 anni comporta un rischio enorme, quello della deprivazione sensoriale.

Il cervello di bambine e bambini piccoli si costruisce attraverso i sensi.  
Ha bisogno di toccare, muoversi, ascoltare voci reali, vedere espressioni, sperimentare odori, consistenze, temperature. Ogni gesto, ogni interazione, ogni sguardo diventa materia prima per lo sviluppo neurologico. Gli schermi, invece, forniscono stimoli visivi e sonori, ma tolgono quelli tattili, corporei e relazionali.

Che cosa succede nel cervello di un bambino esposto troppo agli schermi

Nei primi anni di vita, il cervello attraversa una fase di iper-plasticità: le connessioni sinaptiche si formano al ritmo di milioni al secondo. Ogni esperienza concreta attiva reti neuronali che collegano percezione, movimento ed emozione. Quando un bambino o una bambina tocca, esplora o interagisce con un adulto, si attivano i circuiti sensoriali, motori e affettivi in modo coordinato. Se invece il bambino o la bambina trascorre molto tempo davanti a uno schermo, il cervello riceve stimoli parziali e ripetitivi.

Questo porta a uno sviluppo asincrono: il sistema visivo si potenzia, ma quello motorio, linguistico ed empatico si indebolisce. È come se una parte del cervello “crescesse troppo” e un’altra “rimanesse indietro”. Le conseguenze possono essere:

  • ritardo del linguaggio, perché si ascolta ma non si dialoga;
  • ridotta capacità attentiva, per la sovrastimolazione visiva;
  • povera autoregolazione emotiva, per mancanza di esperienze di frustrazione e consolazione reale;
  • minor sviluppo empatico, perché non esercita la lettura dei volti e delle emozioni.

Un cartone ogni tanto non è il problema

Non si tratta di demonizzare la tecnologia. Un cartone animato o un video educativo ogni tanto non danneggiano lo sviluppo. Il vero problema nasce quando gli schermi sostituiscono le relazioni.

Il linguaggio non si impara ascoltando, ma parlando. L’empatia non nasce guardando immagini, ma vivendo volti. E il pensiero non si costruisce guardando schermi, ma manipolando oggettimuovendo il corpoosservando la realtà. Ogni minuto passato davanti a uno schermo nella fascia 0-6 anni è, di fatto, un minuto tolto alla costruzione del corpo e quindi della mente.

Il ruolo della scuola e dei dirigenti

Un dirigente che si occupa di infanzia non può ignorare questi dati. Non basta “attrezzare le sezioni con i tablet” o introdurre laboratori digitali. Serve formare educatori e famiglie sull’uso equilibrato della tecnologia, perché il rischio più grande non è l’innovazione, ma la sostituzione dell’esperienza reale unitamente alla tipologia dei contenuti. Nei percorsi Felicemente a scuola lavoriamo con educatrici e insegnanti su tre direzioni.

  1. Sensibilizzazione e conoscenze: spiegare ai genitori, con dati e linguaggio accessibile, che la tecnologia non è neutra e informare sulle neuroscienze del comportamento e dell’apprendimento.
  2. Prevenzione: creare ambienti che offrano stimoli multisensoriali ricchi e variati.
  3. Formazione: fornire strategie concrete per l’uso educativo e misurato degli strumenti digitali.

L’esperienza sul campo 

Da anni Nueva Idea e il metodo Felicemente a scuola lavorano in contesti educativi formali e informali, accompagnando nidi, scuole dell’infanzia e famiglie a riscoprire l’importanza del corpo e della relazione. Abbiamo osservato che, quando si riduce l’uso degli schermi e si aumenta la qualità delle esperienze sensoriali, i bambini e le bambine diventano più attenti, sereni, comunicativi e curiosi.

Questa è la prova concreta che il benessere cognitivo nasce dal benessere corporeo. Un cervello che tocca, annusa, ascolta e si muove è un cervello che costruisce conoscenza.

Esempi pratici per educare attraverso i sensi e contrastare gli effetti dell’uso degli schermi

Ecco alcune proposte tratte dai nostri laboratori Felicemente.

  • Tavoli tattili: vasche con materiali naturali (sabbia, farina, sassi, pigne, acqua) per stimolare percezioni e linguaggio.
  • Spazio del suono: attività di ascolto e imitazione delle voci, rumori e melodie per sviluppare attenzione e discriminazione uditiva.
  • Giochi motori narrativi: racconti brevi che i bambini e le bambine interpretano con il corpo, associando parola e movimento.
  • Laboratori di natura: uscite in giardino, raccolta di foglie, osservazione di insetti; ogni esperienza sensoriale è anche un’esperienza cognitiva.
  • Il tempo delle relazioni lente: momenti quotidiani di coccole, contatto visivo e lettura condivisa per consolidare il legame affettivo.

Queste attività allenano il cervello in modo globale: stimolano linguaggio, coordinazione, attenzione, empatia e senso di sé.

Tecnologia sì, ma con equilibrio

La tecnologia può essere utile, ma va integrata con consapevolezza. Un tablet può diventare uno strumento prezioso solo se usato insieme all’adulto e per un tempo limitato. Un video può essere significativo solo se è punto di partenza per un dialogo reale. Il principio è semplice: “Mai uno schermo senza una relazione”.

La vera innovazione educativa non è aggiungere schermi, ma ripensare gli spazi e i tempi per restituire a bambini e bambine ciò che la tecnologia tende a sottrarre:

  • materiali da manipolare;
  • gioco corporeo e motorio;
  • esperienze nella natura;
  • interazioni autentiche.

Conclusione: il tatto è il primo linguaggio del pensiero

L’educazione sensoriale è la prima forma di apprendimento. Prima di leggere o scrivere, il bambino o la bambina deve sentire. E quando gli adulti sostituiscono questa esperienza con uno schermo, tolgono ai più piccoli il linguaggio originario della vita.

Restituire a bambini e bambine la possibilità di sporcarsi, esplorare, muoversi e giocare è la vera innovazione educativa. Solo così cresceranno adulti capaci di pensare con la testa — e con il cuore.        

Bibliografia essenziale

  • D. A. Christakis, The Effects of Digital Media on Early Childhood Development, Pediatrics, 2019
  • A. Damasio, Self Comes to Mind: Constructing the Conscious Brain, Vintage, 2010
  • L. Guazzi, Felicemente a scuola – Follow-up scientifico 2023–2025. Nueva Idea, 2025
  • M. Montessori, La mente del bambino,Garzanti, 1949

1 Dicembre 2025

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