La cosa più bella di cui mi sono reso conto in questi anni di insegnamento è che si impara ad insegnare insegnando. Insegnare [dal latino: docere, monstrare, indicare] vuol dire trasferire idee o abilità da una persona all’altra, come recita un vecchio proverbio di Confucio:
«Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.»
Nella radice della parola “insegnare” si trova insignàre, che in latino vuol dire “imprimere, fissare, segnare”. Quando noi docenti insegniamo qualcosa ai nostri studenti e studentesse, infatti, gli “imprimiamo” una nuova conoscenza, che potranno decidere se usare o meno nella loro vita quotidiana.
E proprio mentre noi trasferiamo idee o abilità accade qualcosa di straordinario perché, come direbbe Lucio Anneo Seneca:
«c’è un duplice vantaggio nell’insegnare perché, mentre si insegna, si impara.»
Tutto vero. Perché insegnando non solo chiariamo e approfondiamo per noi stessi quello che affermiamo, ma spesso procediamo ulteriormente, con i nostri allievi e le nostre allieve, nella conoscenza. Questo implica che nessuno di noi debba tenere un atteggiamento distaccato e passivo; al contrario, dobbiamo partecipare con gioia alle scoperte e accogliere con entusiasmo nuove idee, che potrebbero essere interessanti e innovativi spunti didattici.
Diceva Roland Barthes:
«Vi è un’età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un’altra in cui si insegna ciò che non si sa, e questo si chiama cercare».
Il vero senso dell’insegnamento è tutto racchiuso in questo pensiero: spingere i giovani a cercare il significato delle cose, i loro talenti e le loro genialità. Così diventiamo strumento consapevoli per alunni che crescono nella consapevolezza.
Ma dobbiamo essere motivati e sempre pronti a percorrere i sentieri della formazione, lasciando che la nostra mente, insieme al nostro cuore, non arrugginisca mai sotto pile di fogli ingialliti. Insegnare è un lavoro che si impara sul campo ed è qualcosa di costante, di continuo, dove ogni giorno ci si fa le ossa, presuppone un profilo complesso che non si improvvisa, né si costruisce in astratto: è il risultato di un faticoso cammino che inizia all’università, ma viene perfezionato in itinere, nella relazione quotidiana con in nostri alunni e alunne, in un confronto continuo con i nostri colleghi.
Non esiste alcun corso per essere buoni insegnanti perché è proprio insegnando che si impara ad essere buoni insegnanti.
Luigi Novi
Silvia Giordano
Redazione
Silvia Bernardi
Roberto Castaldo