Dire, fare, insegnare
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Educare all’uso di fonti attendibili parlando di neve

L’argomento “neve” tipicamente fa sorgere interesse, ma anche parecchie curiosità e dubbi nella mente degli studenti.  Silvia Giordano prende spunto da questo tema per proporre un laboratorio sull’attendibilità delle fonti consultate in Rete da studenti e studentesse.

Secondaria 
24 gennaio 2023 di: Silvia Giordano
copertina

Il Safer Internet day quest’anno cade il 7 febbraio: si tratta la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, dedicata all’uso positivo di internet, istituita e promossa dalla Commissione Europea e dal nostro Ministero del Merito e dell’Istruzione. Per completare il percorso interdisciplinare sulla neve (qui la parte pubblicata da Dire, fare, insegnare), Silvia Giordano propone un laboratorio sull'affidabilità delle fonti online che si può proporre durante un’ora di Educazione civica in occasione di questa Giornata.

L’attività è corredata da una presentazione che può essere proiettata alla LIM, che trovate a questo link, e si conclude con una proposta di attività origami per creare dei bellissimi fiocchi di neve con carta e forbici.

  • Destinatari: scuola secondaria di primo e secondo grado.
  • Durata dell’attività: 2h
  • Metodologia: la lezione è organizzata per domande, che vogliono essere uno spunto di riflessione da proporre ai ragazzi. Si possono sottoporre all’attenzione della classe, lasciando in un primo momento che gli studenti rispondano sfruttando solamente le loro conoscenze pregresse, attraverso un brainstorming guidato. Poi, in un secondo momento lasciarli approfondire in rete e individuare le vere risposte scientifiche, ovviamente monitorando i siti da cui raccolgono le informazioni e riflettendo insieme sull’importanza dell’affidabilità delle fonti quando si effettua una ricerca scolastica. Un’ottima occasione per insegnare loro che cos’è una sitografia e che strategie mettere in atto per difendersi dalle informazioni di scarsa qualità che si trovano ovunque in rete, se non si sa come e dove cercare.

Tecnologia e Scienze: che cos’è la neve artificiale? Inquina?

E’ esperienza comune ormai per chi va in montagna vedere la neve artificiale prodotta da cannoni sparaneve. Questi macchinari generano un’imitazione delle nevicate naturali: essi spruzzano grandi quantità di acqua atomizzata (cioè con gocce di dimensioni infinitesime) che, a temperature vicine al punto di congelamento, prende la forma di piccoli cristalli. Rispetto alla neve naturale, la neve artificiale è molto più compatta (un metro cubo di neve tecnica pesa fra i 300 e i 500 kilogrammi, quella naturale si aggira intorno ai 100 kg/m3), il che significa avere il vantaggio di durare più a lungo e meglio sulla pista.

Qui c’è da fare una riflessione ecologico-ambientalista: in tempi di siccità come possiamo permetterci di usare dell’acqua per creare neve artificiale? E questa neve è davvero acqua naturale o contiene sostanze potenzialmente inquinanti? E quanta energia sprechiamo per crearla? Possiamo chiedere alla classe di elencare tutti i possibili fattori inquinanti che ci sembrano associati a questo fenomeno e poi indagarli insieme uno ad uno, compresi i lati negativi che ricadrebbero sull’economia in caso decidessimo di rinunciarci.

In realtà rispondere a queste domande è più complesso di quello che sembra: l’acqua sparata è davvero solo acqua, che viene prelevata da bacini naturali specificatamente adibiti (laghi, dighe, fiumi) e fatta diventare neve senza l’utilizzo di altra energia che le temperature naturalmente fredde degli ambienti montani, ad un costo relativamente basso. L’utilizzo di acqua quando siamo in un’epoca in cui d’estate corriamo il rischio siccità parrebbe discutibile, specialmente considerando che vengono utilizzate risorse idriche potabili, spesso pescate dai corsi d’acqua e dalle falde locali. È certamente una questione delicata, visto che oggi è sostanzialmente la neve artificiale a tenere in vita molti comprensori sciistici e le località montane ad esso associate. Secondo una stima del WWF, ogni anno sulle piste italiane vengono impiegati a questo scopo circa 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawattora di energia, pari al fabbisogno di una città di circa 1 milione e mezzo di abitanti. Forse in tempi di siccità e carenze energetiche è tempo di rivedere la sostenibilità di questo turismo?

Tempi duri per la neve, insomma. Ma se volete chiudere la discussione con una nota di allegria, comunicate ai vostri studenti che se forse non potranno portare i loro figli a sciare sulla neve artificiale, potranno comunque decorare alberi e presepi con la neve in lattina: una latta del formato di quelle che troviamo nei supermercati per i fagioli, che non va tenuta al fresco, perché al suo interno c’è una speciale polvere bianca che aggiunta di acqua si trasforma immediatamente in neve! Questo gadget darà la possibilità a tutti quelli che non hanno mai visto la neve dal vivo. E a proposito di questo…

Geografia: ci sono popoli del mondo che non hanno mai visto la neve?

Tecnicamente, tutti i punti della Terra hanno visto almeno una volta il ghiaccio, dal momento che circa 717 milioni di anni fa l'intero pianeta era coperto di ghiaccio, e il nostro pianeta era una vera e propria "Terra a palla di neve". Tuttavia, se ci focalizziamo solo su tempi recenti, potremmo chiederci quali punti del mondo non abbiano mai visto la neve o la vedano davvero di rado.

Questa domanda merita una attività creativa artistico in cui lasciar sbizzarrire i vostri studenti nella creazione di una mappe e infografiche analogiche o digitali che riportino i dati statistici dei paesi più e meno nevosi del nostro pianeta. Ovviamente con sitografia esplicitata! Vediamo insieme un po’ di dati.

Le coste meridionali di Spagna e Portogallo vincono il primato delle nevicate più rare in Europa: l’ultima grande nevicata risale al 1954, quando vennero imbiancate quasi tutta l’Andalusia e il sud dell’Algarve. La capitale europea meno amica della neve è la portoghese Lisbona, che nel corso dell’ultimo secolo ha visto neve al suolo solo in un’occasione, nel 1954.

Dando uno sguardo al resto del mondo, sembra che almeno una volta sia nevicato anche nei posti più impensabili.

Nel deserto del Sahara a volte nevica nei settori alti e montuosi, ma un evento eccezionale si è verificato nel 1979 con una storica tempesta di neve di breve durata nella città desertica di Gardaya, in Algeria. L’evento si è ripetuto nel 2016, sempre in Algeria, in cui la regione desertica del Bechar si è svegliata ricoperta di neve.

A Miami, in Florida, il 9 gennaio 1977 gli abitanti della parte meridionale dello stato videro per la prima volta della neve. Sull’isola di Guadalupe nel mezzo del Mar dei Caraibi, è stato registrato una storica mini-nevicata, il 31 marzo 2016. Nel deserto più arido del mondo, quello di Atacama, situato nel nord del Cile, ha nevicato il 3 luglio 2011, mentre nella famosa Valle della Morte (negli Stati Uniti), una delle zone più calde e aride del mondo, la neve è caduta negli anni 1949 e 1974.

Se invece siete curiosi di sapere cosa succede al corpo in uno dei punti in cui sicuramente troverete sempre neve (riscaldamento globale permettendo), potete visionare questo bellissimo video Ted ed che ci racconta cosa succede al nostro corpo sul Monte Everest.

Astronomia: può nevicare sugli altri pianeti?

La neve è stata osservata su Marte attraverso la sonda Phoenix, in prossimità del polo nord del pianeta. La neve si è formata a circa 4.000 metri di quota, dove la temperatura rasenta i –70 °C. Ma la neve non si è mai posata a terra: una volta scesi ai 2.500 metri d’altezza i fiocchi sublimavano (diventando gassosi) a causa delle condizioni di pressione e temperatura a quelle altitudini.

Si ipotizza che il fenomeno possa verificarsi anche su Titano, una luna di Saturno. A mettere in luce la possibilità di nevicate è stata la sonda Cassini, in orbita attorno a Saturno. La sonda ha infatti osservato la presenza di cirri, nuvole composte da piccoli cristalli di metano, che, di tanto in tanto, possono produrre nevicate sulla superficie di quel corpo celeste. Il metano, infatti, segue su Titano un ciclo del tutto simile a quello dell’acqua sulla Terra.

Attualità: la nebbia di Capodanno?

Cogliamo l’occasione della notizia di attualità del banco anomalo e improvviso di nebbia comparso a Napoli poco dopo la mezzanotte per spiegare il fenomeno della nebbia. Essa è una sospensione di acqua allo stato liquido (articolo di Focus Junior per i più piccoli qui) derivata dalla condensazione del vapore acqueo che c’è nell’aria, in piccolissime goccioline (dimensioni dell’ordine di grandezza dei micron) che cadono verso il basso ad una velocità molto basse a causa del loro bassissimo peso e che possono anche essere facilmente tenute in sospensione dalle correnti ascensionali calde. La formazione della nebbia favorita dal particolato in sospensione poiché la condensazione del vapore acqueo avviene proprio attorno queste minuscole particelle che fanno da nuclei di aggregazione: più ce ne sono più c'è condensazione. Questo è il motivo per cui la nebbia ha invaso la città di Napoli proprio poco dopo la mezzanotte.

Proposte e laboratori pratici

  • Osservare un cristallo di neve (1h)

Se siete così fortunati da insegnare in una scuola di montagna, forse potreste voler intraprendere un’attività di osservazione dal vivo dei cristalli di neve. E’ meno difficile di quanto sembri: per vedere le bellissime forme geometriche di cui abbiamo parlato finora basta un semplice ingrandimento 5x. Potete quindi acquistare a prezzi modici delle normali lenti d’ingrandimento (consiglio quelle tascabili, con custodia protettiva, facilmente rintracciabili su Amazon) e mettervi ad osservare la neve appena caduta (quella che si deposita a terra è già una poltiglia in cui non potrete osservare nessuna geometria!). Potete eventualmente munirvi di una superficie nera su cui farli cadere, per poterli osservare meglio (un cartoncino andrà benissimo, ovviamente freddo!). Scegliete, se potete, una giornata particolarmente fredda: i fiocchi di neve saranno più spettacolari.

  • Gelificare un cristallo di neve (1h)

Se volete davvero incantare i vostri studenti, potete facilmente allestire un laboratorio di raccolta e “gelificazione” dei cristalli di neve. I materiali per allestirlo sono di facile reperimento e poco costosi, ma vi servirà tanta delicatezza. Potrebbe essere un bel progetto di continuità o peer education da mettere in piedi nel vostro istituto, facendo in modo che gli studenti più grandi preparino i fiocchi di neve “gelificati” per quelli più piccoli, che potranno poi osservarli al microscopio o proiettati alla LIM se siete dotati di un microscopio digitale adatto.

Materiali: un tubetto o due di supercolla liquida (il classico “SuperAttak”, ma scegliete il tipo classico, non il gel) / vetrini e coprivetrini da microscopio / un piccolo pennello (più piccolo è, meglio è) / un pezzo di cartoncino nero / guanti di lattice.

Procedimento: fate raffreddare tutti i materiali portando all’esterno, ma mantenendoli al riparo dalla neve. Tutte le tappe descritte da qui in avanti vanno svolte al freddo! / durante la nevicata, usate il cartoncino nero per raccogliere alcuni fiocchi di neve mentre cadono / osservali con la lente d’ingrandimento e cerca il miglior cristallo di neve che trovi / delicatamente, con la punta del pennello raccogli il cristallo dal cartoncino e trasferiscilo sul vetrino (cerca di non scaldare il vetrino con le mani e di non respirarci troppo sopra o la struttura geometrica del cristallo inizierà a squagliarsi) / aggiungi con delicatezza una goccia abbondante di supercolla (indossa dei guanti in questa fase) / copri il vetrino con il suo coprivetrino / lascia riposare il tuo preparato per due settimane al freddo (all’esterno se il meteo lo permette oppure in freezer!). E ora il vetrino è pronto per essere portato in classe e osservato al microscopio: non devi temere di esporlo al caldo perché il cristallo è protetto dalla colla un po’ come gli insetti preistorici nell’ambra. Durerà per sempre!

  • Creare un cristallo (...ma non di neve)

Se non abbiamo la fortuna di osservarli dal vivo, possiamo comunque allestire semplici laboratori di chimica che creino dei finti cristalli di neve. Qui ne trovate uno davvero semplice e sicuro, ottimo per i più piccoli, che fa cristallizzare l’acido borico (un acido debole che si trova in farmacia, non pericoloso e non tossico) su un modello di ciniglia. Istruzioni stampabili: qui

Volendo uscire un po’ dal tracciato e veder crescere un cristallo, sì, però non di neve ma di sale, potremmo allestire questo facilissimo esperimento (che i ragazzi possono fare anche da soli a casa) che permette di verificare dal vivo le forme geometriche cristalline di determinate sostanze (in questo caso del banale sale da cucina). Possiamo cogliere quest’occasione per spiegare il meccanismo per cui il sale viene sparso sulle strade quando le temperature si avvicinano allo zero: a contatto col sale, infatti, l’acqua si ghiaccia meno in fretta e questo ne abbassa il punto di congelamento.

  • Piegare e tagliare un cristallo di neve (1h)

Ecco un'attività da organizzare in classe per creare realistici cristalli di neve da un foglio di carta A4 (riciclato, ovviamente!), magari in compresenza con i docenti di Arte o Geometria. Dovete innanzitutto piegare correttamente un foglio di carta in modo da ottenere una simmetria esagonale, seguendo le istruzioni che trovate in inglese qui o in italiano nella presentazione. Successivamente potreste lasciare gli studenti liberi di creare i propri fantasiosi cristalli di neve ritagliando la carta secondo il proprio gusto personale, oppure indicendo una sfida: stampate o proiettate alla LIM un po’ di immagini reali di cristalli di neve (ve ne ho lasciate alcune semplici nella presentazione, per cominciare, ma ne trovate moltissime altre qui) e chiedete ai ragazzi di riprodurli al meglio ritagliando la base a geometria esagonale che avete appena piegato. Attenzione, sembra più facile di quanto non sia!

In alternativa, potete seguire le istruzioni passo passo in questo chiarissimo video: https://www.youtube.com/watch?v=dVRhynCf8jQ