1. Che cos’è, esattamente, questa metodologia?
MLTV sta per Making Learning and Thinking Visible, letteralmente “rendere visibili l’apprendimento e il pensiero”. Ma che cosa significa?
In classe vediamo gli studenti e le studentesse scrivere, alzare la mano, rispondere alle domande. Ma quello che succede nella loro testa resta completamente invisibile. MLTV è nato negli anni ’90 all’Università di Harvard, da Project Zero, un gruppo di ricercatori guidati da Howard Gardner e David Perkins. Si sono chiesti: «Come possiamo rendere visibile quello che non si vede?» e hanno sviluppato degli strumenti pratici – le “routine di pensiero” – che permettessero di far emergere i processi mentali degli studenti e delle studentesse.
La metodologia si basa su tre pilastri fondamentali.
- Il pensiero visibile. Attraverso domande specifiche e protocolli strutturati, gli studenti e le studentesse lavorano in piccoli gruppi – o anche in autonomia – mostrando (e vedendo a loro volta) come pensano, non solo che cosa pensano.
- L’apprendimento visibile. Le studentesse e gli studenti, anche grazie a un nuovo modo di documentare le attività in classe e a casa, diventano consapevoli di quello che imparano e di come lo imparano.
- La cultura del pensiero. L’intera classe si trasforma in un ambiente dove pensare bene diventa naturale, valorizzato, condiviso.
2. Perché dovrei usare questa metodologia? Quali problemi risolve?
Quante volte ti è capitato di spiegare qualcosa, vedere gli studenti annuire, e poi scoprire alla verifica che non avevano capito niente? O quante volte hai visto ragazzi intelligenti che sembrano disinteressati? Il problema è che il nostro sistema scolastico tradizionale è costruito come un bancomat: inserisci la spiegazione, aspetti qualche minuto, esce il voto. Ma che cosa succede dentro la “macchina”?
MLTV risolve problemi molto concreti.
- Il problema dell’invisibilità cognitiva. Quando non vedi come pensano gli studenti e le studentesse, non puoi aiutarli a pensare meglio.
- Il problema della passività. Nella didattica tradizionale, lo studente riceve informazioni e le restituisce. In MLTV diventa protagonista attivo del proprio pensiero.
- Il problema della superficialità. Spesso studenti e studentesse imparano “a memoria” senza capire davvero. MLTV li spinge ad andare in profondità, a giustificare le risposte, a collegare i concetti.
- Il problema della motivazione. Quando gli studenti vedono il proprio pensiero crescere e migliorare, si appassionano.

3. Come funziona questa metodologia nella pratica? Quali sono i suoi strumenti principali?
Bene, ora passiamo al concreto. Gli strumenti di MLTV più utilizzati sono le Thinking Routine (routine di pensiero), protocolli semplici e ripetibili che guidano il ragionamento dei membri della classe. Attraverso queste routine, studenti e studentesse impareranno a riconoscere i meccanismi del loro pensiero, diventando più consapevoli e critici.
4. Quali risultati posso aspettarmi? La metodologia funziona davvero?
Questa è la domanda che si fanno tutti: «Sì, bello in teoria, ma nella pratica funziona davvero?».
La risposta breve è: sì, funziona davvero. Ma non aspettarti miracoli immediati. Come ogni metodologia pedagogicamente ben fondata, MLTV richiede tempo, costanza, pazienza. Negli studenti e nelle studentesse potrai riscontrare risultati a breve, a medio e a lungo termine: all’inizio noterai che partecipano di più alle discussioni, sembreranno più attenti e coinvolti e faranno domande più profonde. Con il tempo diventeranno più critici e miglioreranno nel problem solving, fino ad arrivare a sviluppare una vera e propria autonomia di pensiero, diventando “pensatori abituali”.
Pronti per il viaggio?
Queste quattro domande ti hanno fornito una mappa mentale di MLTV e, forse, ti hanno già fatto intuire che MLTV non è solo una metodologia didattica: è un modo diverso di vedere l’educazione, in cui il pensiero e l’apprendimento degli studenti diventano i veri protagonisti. Ma c’è un’altra cosa che devi sapere…
L’IA generativa: la nuova alleata
L’intelligenza artificiale generativa (ChatGPT, Gemini, Claude e tutte le loro “sorelle” o “cugine”) non è un nemico dell’educazione, ma al contrario del più potente alleato che MLTV potesse desiderare, naturalmente dopo di te.
Perché? Semplice.
- Personalizza le routine di pensiero per ogni studente o studentessa.
- Genera scenari e casi studio su misura.
- Analizza le produzioni degli studenti identificando pattern di pensiero.
- Supportalacreazione di documentazione e le fasi dedicate alla riflessione.
- Amplifica la creatività e l’esplorazione.
Ma attenzione: anche se l’IA può fare tutte queste cose e tante altre, di certo non può sostituire l’insegnante. Piuttosto lo potenzia, e lo libera dai compiti ripetitivi per potersi concentrare su quello che sa fare meglio: guidare, ispirare, accompagnare il pensiero umano.
Un ultimo consiglio, prima di partire
MLTV non è una tecnica da applicare meccanicamente. È una filosofia educativa che richiede tempo, pazienza, sperimentazione. Alcuni giorni ti sembrerà di volare, altri di annaspare. È normale. E se è vero, come diceva John Dewey più di un secolo fa, che «Non impariamo dall’esperienza. Impariamo dal riflettere sull’esperienza», sappi che MLTV rende possibile questa riflessione, per te e per le tue classi.
Sei pronto per il viaggio? La strada è tracciata, gli strumenti sono pronti. Manca solo il coraggio di fare il primo passo.
Vuoi scoprire di più sul metodo MLTV? Iscriviti al workshop organizzato a Didacta insieme a Dire, fare, insegnare, in cui approfondiremo insieme questa metodologia e potrai sperimentare in prima persona una routine di pensiero che ti farà scoprire come trasformare il silenzio della tua classe in un coro di menti attive.
Roberto Castaldo
Nicole Marcellini
Silvia Giordano
Redazione
Sabrina Rizzi