Dire, fare, insegnare
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Scienza sogni e futuro

Dire, fare, insegnare ha seguito per voi l’incontro “Scienza, sogni e futuro”, che si è tenuto il 19 marzo nella giornata finale di Didacta 2021 con la partecipazione di Massimo Temporelli e Linda Raimondo.

Grandi insegnanti 
26 marzo 2021 di: Redazione
copertina

Nel corso dell’incontro il fisico Massimo Temporelli ha dialogato con la studentessa e aspirante astronauta Linda Raimondo, soffermandosi sulla bellezza della Fisica e sull’importanza della scienza nell’educazione e nella società del futuro.

«Sono un fisico, laureato nel 2000 a Milano», ha esordito Massimo Temporelli.

«Oggi dialogo con Linda Raimondo, studentessa di Fisica, e parleremo di quanto è bella questa disciplina e di quanto sia importante che sempre più persone si appassionino alle scienze. La scienza deve diventare una cultura condivisa, perché “La scienza è l’unica cosa che accomuna tutti gli esseri umani, di questo pianeta, e se ce ne fossero, anche degli altri”.

Parleremo della bellezza della fisica e parleremo del cambio generazionale, perché ci dividono 25 anni» ha continuato.

«Io e Linda ci siamo conosciuti 3 anni fa, quando ti ho invitata a registrare un podcast insieme, Fucking Genius, e tu accettasti. Mi auguro di vederti tra le stelle e spero che molti altri si aggiungano al plotone dei pedalatori della scienza. Linda, parlaci di te».

«Ho 21 anni. Ho l’ambizione di salire su una nave spaziale per andare a esplorare nuovi pianeti», si è presentata così Linda Raimondo, studentessa di fisica, divulgatrice scientifica e aspirante astronauta.

Massimo: «Io mi sono iscritto a Fisica per compiere un’azione ribelle. Non ero molto bravo a scuola, non mi impegnavo e non so se fossi talentuoso. Ma a 19 anni ho deciso di cambiare rotta e scegliere la cosa più difficile sul mercato. Kennedy disse, presentando l’Apollo 11 “Scegliamo di andare sulla Luna perché è difficile”. E così ho fatto io. Scelsi Fisica perché volevo mettermi alla prova. E quella scelta mi ha portato fortuna. Ho fatto Fisica, poi sono diventato curatore in un museo. Adesso sono un imprenditore. La Fisica mi ha aperto un mondo straordinario. E tu?»

Linda: «Io ho scelto la Fisica perché da quando avevo 5/6 anni avevo ‘il pallino’ per le stelle nel cielo. Ho sempre saputo che la mia strada sarebbe stata quella delle stelle, non sapevo come ma sapevo cosa mi piacesse.Ho fatto il liceo scientifico, e poi ho scelto l’università: la mia passione era il mondo dello spazio e dell’astronomia (due mondi diversi, due facce della stessa medaglia), ero indecisa tra Ingegneria aerospaziale o Fisica.Tutti mi dicevano di prendere la prima scelta. Io invece ho scelto Fisica perché la Fisica è una disciplina bellissima e sono contenta di emozionarmi oggi quando la studio. Dietro fogli di calcoli numerici astratti c’è la descrizione di un mondo che è il nostro mondo, quello in cui viviamo. Il mondo reale.

È incredibile come noi esseri umani siamo riusciti ad andare lontano: eravamo uomini primitivi e siamo riusciti ad atterrare su un asteroide.

Lo scoprire cosa c’è nella realtà che mi circonda è il primo motivo che mi ha spinto a iscrivermi.

Il secondo motivo è stato il tuo: mettermi alla prova, sfidarmi.

Ho pensato che Fisica sarebbe stata una bella sfida, tosta. Io cerco di non pormi limiti e voglio vedere dove posso arrivare, contando solo sulle mie forze».

Massimo: «Io ho capito molto più tardi di te che volevo fare divulgazione, a 24 anni quando mi sono laureato e sono andato a lavorare al museo non sapevo cosa volessi fare. Tu sì. E le donne sono molto più determinate degli uomini. Vuoi raccontarci cosa hai fatto 10 anni su Skype?»

Linda: «Avevo 12 anni e a casa usavamo Skype con la scusa di utilizzarlo per studiare insieme ai compagni, ma non era mai così. Erano giorni di vacanza, ero a casa, libera dallo studio. Ero su Skype e ho provato a controllare se Margherita Hack avesse un account su Skype.

Aveva 88 anni all’epoca e per me era un modello, pensare che 70 anni prima avesse studiato Fisica lo trovavo incredibile. L’ho trovata su Skype e ho fatto partire la videochiamata, incoscientemente. Lei mi ha risposto e abbiamo dialogato. Un’esperienza unica che porterò per sempre nel cuore».

Massimo: «Sembra un gesto audace e folle, ma quelle azioni che crediamo siano folli hanno dietro una ragione, sono il preludio di una storia, di una strada da percorrere.

Bisogna essere pronti a fare follie, a compiere azioni devianti rispetto al nostro percorso perché è in queste azioni che si può nascondere un’opportunità che apre nuove strade (sempre nel rispetto della sicurezza e degli altri, ovviamente). Tu hai detto: “Chiunque abbia scelto la carriera scientifica si trova davanti due possibili strade: Ingegneria da una parte e Fisica e Matematica dall’altra”. Fisica e Matematica sono discipline più vicine alla Filosofia che all’Ingegneria, perché portano a porsi domande. Tu ti ritrovi in questo?»

Linda: «Dopo ogni lezione di Fisica all’università ho più domande che risposte. In questi giorni stiamo facendo a lezione il “Modello Standard”. Il mio professore ha detto: “Purtroppo oggi questo modello funziona ancora”; la parola ‘purtroppo’ indica al meglio lo spirito del fisico, che vuole trovare sempre nuove risposte e non vuole mai fermarsi, è sempre in cerca di nuove domande e nuove risposte. E ogni risposta apre altre 100 domande nuove. Il bello della Fisica è non accontentarsi e spingersi sempre oltre».

Massimo: «Ascoltando Linda, capiamo che la fame di domande è la predisposizione giusta per la scelta della Fisica come disciplina di studio all’università. Io ho smesso di fare il fisico vent’anni fa, ma anche nel ruolo di curatore e di divulgatore continuo a pormi delle domande, piuttosto che darmi delle risposte. Linda, perché le STEM sono così importanti oggi?»

Linda: «Le materie STEM sono le discipline scientifiche: Fisica, Matematica, Medicina, Biologia, Ingegneria. Ti danno la forma mentis per poi fare qualunque cosa. Come nel tuo caso: hai smesso di fare il fisico ma applichi il metodo della Fisica nella tua vita e nelle tue nuove attività.

Le discipline scientifiche forniscono gli strumenti per ragionare. Ultimamente, sono spesso in contatto con ragazzi di 17/18 anni che mi scrivono e mi chiedono quale sia la facoltà migliore da scegliere dopo il liceo. Mi dicono: “Io però non sono portato in Matematica o Fisica”. Io dico loro che ‘essere portati per una materiaè solo un luogo comune, perché non credo che studiare queste discipline sia questione di talento, ma questione di perseveranza. Quando un ragazzo inizia l’università, può capitare spesso che si blocchi ai primi esami. Molti si lasciano abbattere da questo e mollano.Lo studio della Fisica implica questo: la necessità di non mollare, di capire i propri errori e perseverare. Consiglio a tutti coloro che sono incerti, di provare a studiare le STEM, e se facendolo scoprono poi che non è la loro strada, saranno sempre in tempo a cambiare idea».

Massimo: «È vero, anche perché dobbiamo smettere di credere che il treno passa una volta sola, che non possiamo permetterci di sbagliare. Ricordo in gioventù quando dicevo agli altri che studiavo Fisica: mi guardavano come se fossi un genio. Non ero un genio, ero solo perseverante, motivato a sfidare me stesso. La Fisica non ti insegna una tabella, ma un metodo da cui puoi ricavare tabelle.

Nel 2000 ho cominciato a lavorare al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia. Per 10 anni ho fatto il curatore; poi ho fatto il consulente in un’azienda di abbigliamento dove mettevo in pratica le mie conoscenze scientifiche, poi ho aperto The FabLab, poi ho iniziato a fare podcast e poi libri. In ognuno di questi campi la Fisica mi ha aiutato.

Quando mi sono iscritto a Fisica pensavo che dopo la laurea potessi diventare un insegnante di Fisica in un liceo. Poi ho sentito di avere uno strumento in mano, con cui approcciarmi a sfide ancora diverse. Tu cosa ti aspetti dal tuo futuro?»

Linda: «Per ora penso alla magistrale: Fisica teorica, e vorrei studiarla in Germania. E non perché in Italia l’università non sia abbastanza buona, anzi, ma perché viaggiare all’estero apre la mente.

Il metodo di studio italiano è un metodo potentissimo. Ho studiato negli Stati Uniti per qualche mese durante il liceo e, nonostante la barriera linguistica fosse per me molto forte, ero la più brava della classe perché il programma che mi proponevano io lo avevo già fatto in Italia almeno 4/5 anni prima (facevamo le equivalenze!).

Penso che l’Italia mi abbia fornito tutti gli strumenti necessari per andare all’estero, per fare un’ulteriore esperienza sfidante, per mettermi ancora alla prova. Viviamo in un mondo che va velocissimo, siamo tartassati da informazioni e penso che sia importante cercare di stare dietro a questa velocità, alzare sempre l’asticella.

Dopo la magistrale, cosa voglio fare? Non so! Ci saranno due strade: la ricerca o la divulgazione.

Oggi più che mai c’è tanto bisogno di divulgare la scienza, data l’importanza che la scienza ha nella vita di tutti i giorni, e penso che ci sia bisogno di divulgatori. Ma ancora non lo so, vivo alla giornata: vedremo!»

Massimo: «C’è ancora differenza tra uomini e donne nel mondo scientifico?

Nel mio mondo, nel mio lento mondo di 20 anni fa, dovevo andare in biblioteca, aspettare i quotidiani. Non si viaggiava molto all’estero, nelle università eravamo tutti italiani.

Adesso siamo bombardati da informazioni. Insomma, era un mondo molto diverso e quando ero ragazzo non c’erano molte donne in facoltà scientifiche. Adesso pensi che il tema di genere sia superato

Linda: «C’è sempre un margine di miglioramento, altrimenti saremmo in un mondo statico. Nel mio ateneo le ragazze sono molto poche, direi non più del 20%. Quindi si può fare molto di più. Ma sono fiduciosa, perché questi temi sono molto attuali, oggi molto più di 5 anni fa. Le bambine sono più coscienti oggi, quindi sono certa che la situazione migliorerà».

Massimo: «Tu sei consapevole che potresti diventare la Margherita Hack del futuro?»

Linda: «Io penso che poter essere di ispirazione per qualcuno sia un grande onore, ma anche una grande responsabilità. Sono ancora molto lontana dall’essere la Hack della situazione e probabilmente non lo sarò mai, ma sono lieta di mettere il mio vissuto al servizio degli altri».



Come ha fatto notare Linda Raimondo nel corso di questo dialogo,in Italia, ancora oggi, il divario di genere nelle materie STEM è consistente: solo il 16,5% delle giovani si laurea in facoltà scientifiche, contro il 37% dei maschi. Appena il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, a fronte del 42% tra i coetanei dell’altro sesso. Un divario che nasce già nei primi anni di scuola e prosegue nel mondo del lavoro: nelle aree STEM solo un docente ordinario su cinque è una donna. Tra i rettori sono appena il 7%.



È essenziale riflettere sull’importanza dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030: “Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze”.

Proprio per questo Dire, fare, insegnare lancerà una rubrica Facebook sul tema delle donne nelle STEM, per scambiare storie, esperienze, idee fra le pioniere di ieri e quelle di domani.



Si ringrazia Jacopo Brogioni per l'immagine in copertina.