Dire, fare, insegnare
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Learning by doing e didattica a distanza

Graziella Ghezzi insegna Lingue e Cultura inglese al Liceo Scientifico e delle Scienze Umane Gullace Talotta. Ci ha raccontato come ha affrontato la didattica a distanza e il suo progetto "Learning and performing", un workshop di lettura drammatica di opere teatrali.

Grandi insegnanti 
04 giugno 2020 di: Graziella Ghezzi
copertina

Abbiamo intervistato Graziella Ghezzi, docente di Scuola Secondaria di Secondo Grado. Insegna Lingue e Cultura inglese al Liceo Scientifico e delle Scienze Umane Gullace Talotta di Roma.

Come è cambiato il suo modo di insegnare in DaD? 

La DaD ha reso necessario riflettere sulla metodologia, adattandola alla nuova situazione, perché ciò che è valido in presenza, in remoto perde di efficacia. Per quanto mi riguarda, non ho apportato grandi sconvolgimenti nel mio modo di insegnare: la flessibilità di metodo, il conseguimento delle competenze e i compiti di realtà sono prioritari nell’insegnamento delle lingue straniere, e questi sono  gli aspetti che rendono efficace anche la DaD.Dopo un primo momento in cui ho dovuto prendere confidenza con le video-lezioni in sincrono, la classe virtuale è diventata una classe vera e propria; grazie a essa ho mantenuto il contatto con i miei studenti in una situazione in cui l’alternativa era il nulla ed è stato importante, perché ci ha offerto spunti di condivisione e riflessione su ciò che si stava vivendo.

Cosa auspica per il futuro? 

Per il futuro vorrei poter continuare ad usufruire delle opportunità che ho scoperto e potenziato con la DaD: le riunioni collegiali, i webinar formativi, le lezioni asincrone nonché sincrone per il potenziamento e il recupero della disciplina sono alcuni degli aspetti che ho particolarmente apprezzato. Dal mio punto di vista può considerarsi anche una scelta "ecologicamente sostenibile", di minore impatto ambientale, che ci permette di risparmiare tempo limitando gli spostamenti.

Ha una esperienza didattica specifica che vuole condividere con noi? 

Le esperienze didattiche più significative sono i compiti di realtà, i video che i ragazzi realizzano e che mi inviano: sono prove autentiche di competenza linguistica, in cui le conoscenze acquisite sono veicolate dalla loro capacità e creatività. In una delle mie classi, due alunni speciali hanno fatto proprie alcune suggestioni didattiche e mi hanno restituito dei video emozionanti, in cui si sono messi in gioco e hanno rivelato capacità e conoscenze che non sarebbero stati in grado di esprimere  in presenza in classe.Tutte queste esperienze presuppongono la valutazione formativa come strumento ideale ed efficace; la necessità di valutare per competenze attraverso la valorizzazione delle soft skills diventa prioritario in DaD e offre nuovi spunti di riflessione sulla didattica in sé.Una metodologia che ho sperimentato essere molto efficace è il learning by doing, imparare facendo: è importante  suscitare l'interesse e coinvolgere gli studenti rendendoli protagonisti del proprio apprendimento, ponendoli di fronte agli aspetti concreti della lingua, fornendo loro gli strumenti da utilizzare per conseguire la competenza linguistica. Ho cercato di realizzare tutto ciò con il progetto Learning and performing, un workshop di lettura drammatica di opere teatrali, con la  collaborazione di Ellen Tobie Gilberti, una docente di dramatically speaking e strategically speaking dell'Università della Pennsylvania. La lingua vissuta in un contesto attivo attraverso l'approccio emozionale: i ragazzi si sono cimentati nella lettura drammatica di un testo teatrale, sono stati guidati all'analisi dei personaggi, per comprenderne le caratteristiche e interpretarne le emozioni attraverso specifici esercizi di drammatizzazione e modulazione della voce, come veri attori a teatro.