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Area Primaria

Il mondo del sostegno in Italia

Evelina Chiocca ci ha parlato delle realtà del mondo del sostegno in Italia e di come gli insegnanti dell’associazione hanno affrontato i mesi della didattica a distanza.

Tempo di lettura: 5 minuti

logo redazioneRedazione
docente bambini

Evelina Chiocca è una docente specializzata e si occupa di formazione del personale docente nei corsi di specializzazione per il sostegno. Cura la rubrica FAQ di EdScuola insieme all’avvocato Nocera e fa parte del direttivo CIIS (Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno). 

In questa intervista ci ha parlato delle realtà del mondo del sostegno in Italia, raccontandoci anche come gli insegnanti dell’associazione hanno affrontato i mesi della didattica a distanza. 

Che cos’è il CIIS e di che cosa si occupa?

Il CIIS è un’Associazione di volontariato, nata agli inizi del terzo millennio, con l’intento di favorire la partecipazione alla vita scolastica e sociale delle persone con disabilità, sostenendo la corresponsabilità educativo-didattica e la professionalità dei docenti. Il CIIS promuove anche attività di aggiornamento e di formazione.

In questo periodo di “sospensione delle lezioni”, la nostra associazione ha proposto numerosi webinar gratuiti, rivolti al personale della scuola e alle famiglie, offrendo momenti di riflessione e di formazione. L’Associazione, alla quale aderiscono docenti incaricati su posto di sostegno e disciplinari, dirigenti scolastici, genitori e altre figure, come gli assistenti ad personam, collabora con le famiglie, con le associazioni, le realtà scolastiche e/o sociali che interagiscono nell’area della disabilità, mediante forme di mutuo aiuto e sostegno reciproco.

Che cosa sta cambiando nel mondo del sostegno?

I cambiamenti in atto riguardano prioritariamente la questione “docenti” e, solo in parte, la formazione professionale, indispensabile per attuare pienamente il processo inclusivo. Se da un lato sembrano aumentare la consapevolezza dei docenti e il bisogno di maggiore ascolto da parte di chi assume le decisioni, mediante atti normativi, dall’altra i costanti e repentini cambiamenti, introdotti da ogni nuovo ministro, di fatto, più che sostenere il processo inclusivo, tendono a minarlo.

Le norme, infatti, non di rado si contraddicono e, sempre più, guardano nella direzione della delega del processo inclusivo al solo docente di sostegno, più volte chiamato in causa come colui attorno al quale ruota tale processo, contribuendo a sostenere la deresponsabilizzazione dei curricolari, sempre più convinti che «l’alunno con disabilità non sia affar loro». Non è raro sentire affermazioni del tipo: “Se avessi voluto occuparmi degli alunni con disabilità, mi sarei specializzato/a” oppure “Io non me la sento” o, ancora, “Io mi devo occupare degli altri, devo pensare al programma”. Il fatto grave è che, culturalmente, queste affermazioni trovano consenso.

Sulla formazione del personale docente gli investimenti sono inoltre scarsi e i corsi attivati raggiungono pochissimi docenti. In questi ultimi anni sta trovando consenso il pensiero che gli alunni con disabilità debbano essere affidati a personale “specializzato per il sostegno” ma non abilitato all’insegnamento; alcuni sostengono addirittura che debbano essere gli assistenti o gli educatori a occuparsi degli alunni con disabilità; come se chi è certificato con disabilità non fosse un alunno della scuola italiana. Sembra che, tutto sommato, a pochi interessi che il processo inclusivo si attui fattivamente. 

Come si sono svolti gli incontri del CIIS nei mesi di didattica a distanza durante la pandemia?

Gli iscritti al CIIS hanno potuto fruire dei molti momenti di formazione erogata online su varie tematiche, in particolare su quelle correlate a una didattica inclusiva, anche se proposte in modalità distante, rinominata come “didattica dalla vicinanza”, così come definita dall’ispettore Raffaele Iosa (a questo link sono disponibili le registrazioni di alcune delle attività promosse). Al tempo stesso sono stati creati momenti di confronto e di supporto, come pure di informazione sulle norme che, in questi mesi, hanno fornito indicazioni, talora un po’ confuse.

Come gli altri docenti, si sono attivati per promuovere forme di attività a distanza, mantenendo i contatti con gli alunni o con i figli di genitori interessati alle proposte offerte, condividendo materiale e supporto reciproco. Sono state offerti suggerimenti per l’attività a distanza: la programmazione, l’interazione con la famiglia, l’analisi dei dispositivi posseduti (dai docenti e dalla famiglia), le migliori forme di comunicazione, la progettazione con i colleghi, la preparazione di materiale “accessibile” e utilizzabile, la creazione di attività volte alla partecipazione di tutti gli alunni della classe. Sono stati affrontate anche questioni relative al rischio di attivare “aule di sostegno virtuali” o “classi differenziate virtuali”, con grave danno per il diritto alla socializzazione degli alunni con disabilità con i loro compagni. È stato un periodo molto difficile e impegnativo, ma abbiamo cercato di offrire, come associazione, il nostro fattivo contributo. 

Ci sono valide pratiche inclusive messe in atto da altri paesi europei che potrebbero essere importate anche in Italia?

Direi che ci sono pratiche inclusive, per quanto non perfette, messe in atto in Italia, che devono essere esportate negli altri Paesi, non solo quelli europei. I principi su cui si muove il processo di inclusione in Italia sono unici e mirano alla persona, cui devono essere riconosciuti i diritti costituzionali, garantiti a ciascun cittadino. La progettualità inclusiva, anticipando in parte l’impostazione contenuta nel classificatore ICF, guarda alle capacità e alle potenzialità dell’alunno, facendo leva sui suoi interessi e sulle sue attitudini, considerando l’influenza dei fattori contestuali e favorendo il suo sviluppo negli apprendimenti, nella socializzazione, nella relazione e nella comunicazione (L. 104/92).

10 Luglio 2020

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