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Area Secondaria II grado

Iperborea: Ingvild Rishøi

La porta delle stelle

Una fiaba contemporanea che ridefinisce il concetto di famiglia e fa riflettere sull’importanza di tenere in vita la speranza.

5 Dicembre 2025

logo redazioneRedazione
La porta delle stelle

Ma io non ce la faccio a non sperare. Il mio cervello è fatto così. Allora spero che qualcuno distrugga la Porta delle stelle e chiuda tutti i rubinetti per spillare birra del mondo, ma non succederà mai, la birra continuerà sempre a scorrere da qualche parte, e nella testa mi si fa tutto nero. Non ho niente da dire. E va avanti così. Continuo a pensare e poi viene la notte, perché viene sempre.

La Porta delle stelle non è un passaggio a un magico monto incantato in cui il Natale è il giorno più importante dell’anno; non è una terra in cui tutto riluce di bontà e bellezza, e nemmeno un regno di sogni e magia. La Porta delle stelle è il nome di un pub, uno di quelli in cui il padre di Ronja, 10 anni, e Melissa, 17 anni, può ancora entrare e trovare conforto nell’alcol.

I protagonisti di questa fiaba moderna sono due sorelle orfane di madre e un padre che fatica a tenere un lavoro, pagare le bollette e restare sobrio. Vivono a Tøyenquartiere popolare di Oslo in cui tra immigrati e locali etnici spuntano il vecchio museo Munch e il Giardino Botanico. 

La vita di questa famiglia è tutt’altro che convenzionale e i ruoli sono mescolati e indefiniti: Melissa riveste il doppio ruolo di sorella maggiore e di madre, dando vita a un mondo a se stante di cura e affetto che ruota attorno a lei e alla sorella Ronja. A 10 anni la più piccola della famiglia è anche la più sagace e piena di speranza: non riesce a mettere da parte la convinzione che la vita della sua famiglia migliorerà, che potrà vivere in una baita con il padre e la sorella, e nessuno che li disturbi.

Ma la realtà, anche con l’avvicinarsi del Natale, è fatta di un frigo troppo spesso vuoto, di estranei stravacati sul divano che chiedono a Ronja “un sorrisino”, e di lavori che il padre trova e perde in continuazione.

Ronja non si scoraggia, ha l’animo buono come suo padre, che è tanto inaffidabile quanto amorevole e affettuoso, ed è gentile: per questo prende l’abitudine di dividere il pranzo con uno scoiattolo che vive nel cortile della scuola. Un piccolo gesto dal quale nascerà però un’opportunità incredibile: sarà infatti prendendosi cura dell’animaletto che Ronja farà amicizia anche con il custode della scuola che, per scongiurare l’intervento dei servizi sociali, proporrà un lavoro al padre della bambina.

Un lavoro che non paga granché e non da molte prospettive, ma che sembra un vero segno del destino: vendere alberi di Natale.

Ronja torna così a sognare una casa addobbata a festa con un grande albero, e un futuro di serenità per sé e per la sua famiglia… ma la realtà torna a strisciare nei suoi desideri: il padre rischia di perdere anche questo impiegoRonja e Melissa trovano così un accordo per prendere il suo posto, e tra alti e bassi tutto sembra funzionare, nonostante i problemi la loro famiglia

La conclusione né dolce né amara di questo breve romanzo apre a tante riflessioni e spunti per confronti, dibattitti eapprofondimenti di educazione civica.

Emergono, da una parte, la profondità e la solidità dei rapporti famigliari così come la bontà e la gentilezza delle persone che circondano e incontrano questa insolita famiglia, dall’altra il disagio sociale, le difficoltà economiche e i pregiudizi nei confronti di persone in difficoltà. 

Può essere interessante interrogarsi sulle cause all’origine delle problematiche sociali presenti nel testo, tanto nello specifico contesto norvegese quando in un più ampio contesto europeo. Interrogarsi su quali sono gli aiuti alle famiglie in difficoltà e su come il mutuo aiuto e il supporto della comunità possa fare la differenza.

La porta delle stelle è un racconto che ha ben poco di fiabesco ma che fino in fondo prova a rincorrere un finale da fiaba: una lettura utile ad ampliare lo sguardo e il cuore nei giorni che precedono il Natale.

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