Un’idea semplice per imparare a guardarsi con occhi nuovi
In un tempo in cui la scuola è spesso attraversata da individualismo, competizione e difficoltà relazionali, diventa fondamentale restituire centralità alle relazioni autentiche. Da questa riflessione nasce “Prendo in prestito un/una compagno/a di classe”, un’attività educativa e relazionale pensata per far sperimentare agli studenti e alle studentesse l’importanza dell’ascolto, dell’empatia e della conoscenza reciproca. L’idea è tanto semplice quanto potente: per una settimana ogni alunno/a “prende in prestito” un compagno o una compagna, impegnandosi a osservarlo/a, ascoltarlo/a, conoscerlo/a più a fondo e prendersene cura nel quotidiano scolastico.
Obiettivi formativi
- Promuovere l’empatia e la capacità di mettersi nei panni degli altri.
- Rafforzare il clima di classe e il senso di appartenenza al gruppo.
- Favorire l’ascolto attivo e la riflessione personale.
- Stimolare la consapevolezza emotiva e il riconoscimento delle differenze.
Come si svolge l’attività
- Introduzione e preparazione
L’insegnante introduce il tema dell’empatia e dell’ascolto attraverso una breve discussione o un circle time. Gli studenti e le studentesse riflettono insieme su cosa significhi “mettersi nei panni dell’altro”.
- Formazione delle coppie
Le coppie possono essere scelte casualmente o create con cura per favorire nuove connessioni e conoscenze. L’obiettivo è uscire dalle consuetudini relazionali e incontrare “l’altro”.
- La settimana del prestito
Per alcuni giorni, ciascun alunno dedica attenzione al proprio compagno/a “in prestito”: osserva, aiuta, dialoga, e annota brevemente ogni giorno le proprie scoperte, emozioni e impressioni su una scheda operativa.
Le domande guida lo aiutano a riflettere:
- Cosa ho scoperto di nuovo su questa persona?
- In cosa siamo simili o diversi?
- Come mi sono sentito accanto a lei/lui?
- Restituzione collettiva
Al termine dell’esperienza, la classe si riunisce per condividere le riflessioni. Ognuno può raccontare un momento significativo o una parola che riassuma l’esperienza. Si può concludere creando un “cartellone dell’empatia”, con frasi e parole chiave emerse nel confronto.
Perché funziona
Gli studenti e le studentesse, anche i più riservati o quelli che faticano a socializzare, trovano in questa attività un modo nuovo per “farsi vedere” e per “guardare” l’altro.
L’esperienza sposta il baricentro della relazione scolastica: dal giudizio alla comprensione, dalla distanza alla vicinanza. Molti alunni scoprono così di avere più affinità di quanto immaginassero, o imparano a rispettare differenze che prima li infastidivano.
Una scuola che educa alle relazioni
“Prendere in prestito un/una compagno/a” diventa allora un piccolo laboratorio di cittadinanza emotiva, un esercizio di umanità quotidiana.
Non serve usare la tecnologia, né materiali speciali: serve solo tempo, ascolto e curiosità.
È un’esperienza che ricorda a tutti – adulti e ragazzi – che la conoscenza dell’altro è il primo passo per costruire comunità autentiche e inclusive.
Una scheda per accompagnare la riflessione
Per guidare il percorso, ho elaborato una scheda personale che aiuta gli studenti e le studentesse a registrare ogni giorno le proprie osservazioni e stati d’animo.
La scheda è semplice e intuitiva, con spazi ampi per scrivere, una sezione di autovalutazione e un momento finale di riflessione personale.
Conclusione
Insegnare l’empatia non significa solo parlarne, ma creare occasioni in cui gli studenti e le studentesse possano viverla, sperimentarla, raccontarla.
Prendere “in prestito” un compagno o una compagna è un piccolo gesto che apre grandi orizzonti educativi: una scuola che si guarda negli occhi è una scuola che cresce insieme.
Luigi Novi
Redazione
Flavia Castelli
Vittorio Caratozzolo
Roberto Castaldo