Che cosa significa valutare? È sufficiente associare un "numero" decimale per valutare un alunno o alunna, o le competenze si misurano in altro modo? In questo articolo, Martina Moramarco, docente di italiano e storia negli istituti di secondo grado, approfondisce il tema.
Parliamo di "Competenze Europee"
Partiamo da due parole che si propongono come problematiche. La prima è il verbo “valutare”. Cosa significa? Valutare dovrebbe indicare l’azione di attribuire un valore, economico ma più spesso morale, a un oggetto. Nel caso della valutazione scolastica, tuttavia questa definizione da vocabolario non basta.
In quanto docenti siamo chiamati ad attribuire valore, e quindi un voto, alle prestazioni dei nostri studenti e delle nostre studentesse e tuttavia questa pratica spesso si traduce quasi in un giudizio morale. Se hai preso 4 sei un asino senza speranze. Se hai preso 8 sei bravo, hai fatto il tuo dovere. Se ti do 10… no, questa ipotesi è troppo rara. Significa che sei eccellente.
La riflessione sulla valutazione incontra e si scontra con la scuola delle competenze. La seconda parola complessa è proprio “competenza” che nell’orizzonte scolastico ha trovato solo di recente, nei documenti ufficiali dell’Unione Europea una sua definizione condivisa: è la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, metodologiche e sociali in contesti di studio e di lavoro. Si definisce, quindi si valuta, in termini di responsabilità e di autonomia. Non è un dato che si possiede in eterno ma corrisponde al processo che ciascuno di noi mette in atto per risolvere un problema o per affrontare una situazione nota o sconosciuta. Si può essere competenti a un livello base, intermedio o esperto.
Questa definizione di competenza pone il problema serio di come lavorare in classe, su come si progetta un’attività e su come la si valuta. Se si ragiona in un’ottica di competenza, è necessario cambiare prospettiva. Ecco perché le istituzioni scolastiche italiane, a livello teorico e, con più fatica, a livello pratico, da una decina di anni sono invitate a progettare per UDA - Unità di apprendimento, disciplinari o interdisciplinari, che dovrebbero prevedere un prodotto o una performance finale da valutare con una rubrica per livelli.
Per valutare le competenze europee, in modo professionale e rigoroso, è necessario partire dalla progettazione di attività con le quali si possano mettere in campo abilità e conoscenze che costituiscono i mattoncini con cui gli studenti e le studentesse possono risolvere problemi o situazioni più o meno note.
Le competenze europee, com’è noto, sono 8. Le elenchiamo qui per ricordare al lettore quanto superino per loro natura il confine della singola disciplina: 1. competenza alfabetica funzionale 2. competenza multilinguistica 3. competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria, 4. competenza digitale; 5. competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare, 6. competenza in materia di cittadinanza, 7. competenza imprenditoriale, 8. competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali. Così sono state ridefinite con la Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018. Ciascuna competenza si costruisce attraverso abilità, conoscenze e atteggiamenti.
5 CONSIGLI PER UNA VALUTAZIONE PROFESSIONALE
Veniamo dunque ai consigli per una valutazione delle competenze il più professionale possibile.
- Riflettere sulla corrispondenza tra i livelli di competenza e la valutazione in decimi, a livello dipartimentale o generale dell’istituzione scolastica in cui si lavora. Se è vero che la competenza si valuta in termini di responsabilità e autonomia e su tre livelli, sappiamo bene però che il sistema scolastico italiano prevede una valutazione in decimi, nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Quindi, quando si preparano le rubriche per le verifiche formative o si presenta la proposta di voto al termine di un periodo didattico, considerare questa corrispondenza, qualche volta un po’ forzata.
- Costruire strumenti di osservazione della performance degli studenti e delle studentesse su misura della classe e della prova stessa. Questa strategia aiuta a riflettere sul focus o sull’obiettivo che abbiamo, prima di proporre un’attività e quindi una verifica al termine di un’attività.
- Mostrare o costruire le rubriche di valutazione prima della verifica. Riflettere con la classe sul modo in cui si è valutati, leggere con attenzione i descrittori della performance e come deve essere il prodotto per essere valutato di base, intermedio o eccellente aiuta gli studenti e le studentesse nella realizzazione del prodotto stesso. Inoltre è un buon sistema per lavorare sull’autovalutazione e quindi su quella competenza personale e sulla capacità di imparare a imparare.
- Proporre nel corso del periodo didattico (trimestre, quadrimestre o pentamestre) una varietà di occasioni di valutazione, sempre diverse. Se si valutano per esempio soltanto i contenuti con una prova strutturata, un questionario a risposta multipla o una interrogazione, il rischio è di ottenere sempre le stesse performance e dare sempre lo stesso voto al singolo studente. Se invece, nel corso del periodo didattico si alternano: prove strutturate o semi-strutturate a prove orali più o meno guidate (l’interrogazione classica e presentazioni accompagnate da slide), compiti autentici o progetti, alla fine si avrà un quadro più variegato di prestazioni. Gli studenti e le studentesse potranno aver messo in campo abilità diverse e quindi noi avremo un loro “ritratto” a tutto tondo.
- Lavorare, dove possibile, su progetti interdisciplinari condivisi con tutto o parte del consiglio di classe. Questa è senza ombra di dubbio la cosa più difficile perché implica una buona progettazione a livello globale della scuola e una affinità di intenti e di metodi di lavoro. Quando questo accade, però, la soddisfazione è grande sia per noi insegnanti che per gli studenti e le studentesse. In questo senso, l’introduzione della materia di educazione civica si potrebbe rivelare un campo per esplorare e sperimentare, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado. La riflessione sulla valutazione dell’educazione civica potrebbe dar luogo a buone pratiche da mettere in campo anche nella valutazione delle singole discipline e fornire magari degli spunti per la certificazione delle competenze al termine del primo ciclo, del secondo biennio e del quinto anno. Certo, non è facile perché la valutazione collegiale sul singolo studente dovrebbe essere oggetto di una discussione lunga e ragionata e sappiamo bene quanto sia difficile nelle scuole, un po’ per il numero di studenti per classe, un po’ per la mancanza di spazi e tempi veri di condivisione. Ma si sa che per i miracoli la scuola e i suoi insegnanti sono attrezzati e spesso in condizioni difficili, ostili e complesse, si ottengono comunque risultati apprezzabili e innovativi.