Dire, fare, insegnare
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Introduzione alla grammatica valenziale

In questa intervista Daniela Moscato, ex insegnante di scuola primaria, spiega i fondamenti teorici della grammatica valenziale e ne mette in luce i punti di forza.

Metodologie  Primaria  Secondaria 
18 settembre 2023 di: Daniela Moscato
copertina

L'approccio valenziale all'insegnamento della grammatica rappresenta una valida alternativa al metodo classico basato sull'analisi logica.

Il modello valenziale unisce la sintassi con la semantica e consente sia di studiare la grammatica partendo dal lessico sia di rappresentare graficamente la struttura della frase, aiutando a visualizzarla.

In questa intervista, Daniela Moscato spiega le basi di questo approccio ancora poco frequentato, precisandone i vantaggi didattici e alcuni possibili contesti di applicazione.

Da che cosa deriva il nome “grammatica valenziale”?

Il termine valenziale deriva da valenza, un concetto preso in prestito dalla chimica dal linguista francese Lucien Tesnière, che negli anni 50 del ‘900 elaborò questo modello.

Come gli elementi chimici sono dotati di valenza, cioè della capacità di legarsi ad altri elementi per formare le molecole, così il verbo possiede la proprietà di chiamare a sé altri elementi linguistici per esprimere il proprio significato e formare una frase.

Altre metafore Tesnière le ha ricavate dai linguaggi del teatro e della biologia. Egli paragona la frase a “un piccolo dramma” che il verbo mette in scena chiamando a sé gli “attori” (altri elementi linguistici) in base al suo significato.

Alcuni verbi bastano da soli a rappresentarla, altri richiedono di essere aiutati da elementi-attori: gli argomenti.

Il verbo è quindi il motore della frase. Con gli elementi che chiama a sé in base alla sua valenza forma il nucleo della frase.

L’immagine del nucleo, termine che in biologia indica il nòcciolo, la parte centrale di un frutto o di un altro organismo, è molto appropriata per indicare la parte centrale della frase, intorno alla quale si possono disporre molti altri pezzi.

Agli attori primari, indispensabili, infatti possono aggiungersi altri elementi facoltativi: i circostanti che danno informazioni sul verbo o sui singoli argomenti e le espansioni che possono essere aggiunte per dare informazioni in più sull’intera frase.

La comprensione dei vari concetti e della composizione della struttura della frase è facilitata dall’eccezionale contributo dato dal prof. Francesco Sabatini, sviluppatore e promotore in Italia della teoria tesneriana, con l’invenzione dei grafici radiali Sabatini (GRS).

I grafici radiali permettono di “vedere” la struttura della frase organizzandola in tre aree concentriche:

  • il nucleo centrale che contiene il verbo e gli argomenti;
  • la zona dei circostanti dove si dispongono gli elementi che danno informazioni sul verbo e sui singoli argomenti;
  • la zona delle espansioni che danno informazioni sull’intera frase.

In un GRS, la frase "Mercoledì Daniela ha regalato un libro di poesie a Silvia per il suo compleanno" apparirebbe rappresentata in questo modo:

Qual è il principio didattico della grammatica valenziale secondo il prof. Sabatini, e in quale ordine di scuola si applica al meglio?

Il prof. Sabatini sottolinea l’importanza di partire dalla grammatica implicita posseduta dai bambini/ragazzi, quella che ognuno di noi acquisisce fin dalla nascita immerso nel mondo dei parlanti.

Riguardo alla progettazione didattica, la proposta dei vari esperti parte dall’elaborazione di un Sillabo grammaticale, cioè da “una lista di contenuti grammaticali che (…) si ritiene di dover affrontare in classe (durante gli anni del corso di studi)” (Lo Duca).

Si partirà dalla distinzione tra parola e frase, tra frase e non frase, tra frase e enunciato… fino all’individuazione della struttura delle frasi multiple complesse e composte.

Se costruito in verticale, dalla primaria alla secondaria (di primo e, potendo, anche di secondo grado), il Sillabo costituisce uno strumento di condivisione e continuità di intenti dalle grandi potenzialità.

Favorisce l’osservazione consapevole dei fenomeni linguistici, alleggerisce del peso della lista degli innumerevoli complementi da imparare a memoria, usa un lessico scientificamente valido e unitario per descrivere le strutture della lingua.

Permette di traferire allo studio di altre lingue le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite, di distribuire con ridondanza efficace nei vari anni scolastici i contenuti da affrontare e di condividere la scelta delle metodologie attive più adeguate alle varie età degli studenti dei diversi ordini di scuola.

Il principio metodologico-didattico più efficace per utilizzare il modello valenziale è l’apprendimento attivo per scoperta. La prof.ssa Lo Duca propone il metodo delle domande e delle scoperte. L’insegnante, organizzando le attività di insegnamento-apprendimento in lezioni laboratoriali dialogate, può realizzare una didattica attiva, partecipata, inclusiva.

Poiché “il modello valenziale ha dimostrato di essere molto intuitivo.” (Lo Duca), è possibile predisporre l’uso del modello a partire dalla scuola primaria.

Le varie esperienze didattiche realizzate nel corso degli anni da esperti e insegnanti sperimentatori (Lo Duca, Provenzano, De Santis, Camodeca, Pona, Ujcich, Vedovato, Zanette, ecc.) forniscono esempi di percorsi attuabili dalla scuola primaria alla secondaria di primo e secondo grado che ogni insegnante potrà adattare alla propria realtà scolastica.

Naturalmente, come raccomandano il prof. Sabatini e i vari esperti, nelle prime classi della primaria andranno curate con attenzione la conquista delle abilità di lettura e scrittura, la pronuncia, la prosodia, l’ortografia, la grafia manuale, la fluenza della produzione orale, la capacità di comprensione di frasi e brevi testi, accompagnando e guidando i bambini nelle prime riflessioni sulla lingua, creando l’abitudine all’osservazione, al ragionamento, alla discussione.

Non ultima la conquista delle abilità sociali, che vanno insegnate. Il lavoro cooperativo e la partecipazione attiva del singolo studente, sia in modalità individuale, sia nel lavoro in coppia, in piccolo e in grande gruppo, vanno preparati dall’insegnante, proposti, guidati, correlati da riflessioni personali e collettive sulle modalità più efficaci riguardo l’attenzione, la concentrazione, la relazione, lo scambio di idee.

Qual è l’efficacia del modello valenziale in contesti di plurilinguismo in ingresso?

La presenza nel gruppo classe di bambini e ragazzi di lingua madre diversa dall’italiano per l’insegnante può trasformarsi da difficoltà in opportunità. Il modello valenziale può contribuire alla valorizzazione delle diversità linguistiche.

È scientificamente rigoroso, favorisce un approccio di tipo induttivo, sostiene e supporta la riflessione metalinguistica e la scoperta attraverso l’esperienza. Il sapere è costruito attivamente, attraverso l’osservazione, il ragionamento, il confronto, la condivisione.

Soprattutto utilizzando il canale visivo (i GRS rappresentano la frase in modo analogo al processo che avviene nella nostra mente quando il verbo aggrega a sé gli elementi necessari a esplicitare il suo significato) e le attività di manipolazione delle frasi e degli elementi linguistici, viene facilitata la comprensione dei rapporti strutturali tra i componenti della frase e si avvia uno scambio tra pari, tra studente e insegnante, anche se inizialmente non parlano la stessa lingua o il ragazzo non usa ancora l'italiano in modo efficace.

Risulta efficace anche realizzare confronti tra frasi in lingua italiana e frasi nella lingua di origine dello studente, perché i grafici radiali facilitano la rappresentazione visiva, l’osservazione e la conseguente discussione. Il lessico specifico da utilizzare per denominare gli elementi della frase e per descrivere ruoli e relazioni tra gli stessi viene arricchito.

La procedura di analisi della frase, avendo come punto di partenza fisso il verbo, fa sì che la riflessione si snodi su un percorso preciso, sicuro, applicabile alle varie strutture frasali, dalle più semplici alle più articolate.

L’accoglienza degli “errori”, riscontrabili sia nelle produzioni degli studenti italiani sia in quelle degli studenti stranieri, saranno un’ottima “palestra” per l’insegnante: l’aiuteranno a tenere sempre presente che dietro all’errore c’è un pensiero, un ragionamento che dimostra che l’alunno “ha fatto grammatica”.

Sarà il successivo dialogo con lo studente che permetterà all’insegnante di indagare e conoscere il ragionamento che ha portato a quella risposta, il livello di conoscenze e competenze del suo studente e quali strategie adottare per fargli conquistare l’obiettivo previsto.

Contemporaneamente, l’allievo si sentirà considerato e valorizzato e imparerà a non tirarsi indietro di fronte alle difficoltà. Infine, l’intera classe potrà assumere a modello l’atteggiamento di accoglienza mostrato dall’insegnante.