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Arduino al Liceo Classico? Tutto è possibile, con le Coloriture!

Eliana Lacorte racconta il progetto Coloriture al Liceo Classico Minghetti di Bologna attraverso la sua esperienza e le parole della prof.ssa Marina Cappiello.

Metodologie 
30 aprile di: Eliana Lacorte
copertina

Qualche settimana fa ho avuto il piacere di condurre un’attività per me abbastanza abituale, ma in un contesto decisamente insolito. E il fattore insolito non era semplicemente il fatto di trovarmi in un Liceo Classico. Ma partiamo dall’inizio.

Un’attività STEM in piena regola

L’attività faceva uso di uno dei miei strumenti didattici preferiti, Arduino. Si tratta di una nota scheda elettronica programmabile, alla quale si possono collegare, senza troppa difficoltà e con un minimo di nozioni su come si chiude un circuito, una serie sterminata di sensori e attuatori: piccoli motori elettrici, pulsanti, LED, buzzer per emettere suoni, sensori di luce o di pressione o di temperatura, e così via.



È facile immaginare come uno strumento così versatile si presti bene a un gran numero di attività STEM e problem based: il numero di componenti che si possono usare e le loro combinazioni forniscono un ventaglio di possibilità virtualmente infinito.

L’attività in questione era infatti proprio problem based: volevamo analizzare i bisogni degli studenti e delle studentesse del Liceo ospite e ideare un prototipo di oggetto che potesse migliorare la qualità della loro vita scolastica.

Il gruppo di 30 studenti e studentesse, tra il terzo e il quinto anno di Liceo, aveva a disposizione una settimana per imparare a usare gli strumenti, sfruttare – per quanto possibile – un processo di design thinking per progettare un’idea percorribile e infine presentare il prototipo, con una dimostrazione del suo funzionamento.



Come spesso accade quando si lavora con ragazze e ragazzi di ogni età, sono venute fuori idee interessanti: da un sistema di monitoraggio della temperatura delle classi, con tanto di comunicazione via LED e su schermino LCD, ad un sistema per razionalizzare l’accesso ai distributori automatici o ancora un altro per registrare le prenotazioni a prendere la parola durante la lezione. Ma il progetto dichiarato vincitore, – dagli stessi studenti e studentesse partecipanti, tramite votazione – è stato il dispenser di carta da un rotolo, con tanto di motorino elettrico e pulsante. Questo è risultato il prototipo più creativo, meglio funzionante e più aderente alla sfida: cioè rispondeva bene ai criteri che, insieme, avevamo concordato di tenere in mente per la votazione.



Il contesto: le Coloriture

Una settimana come tante altre, per me. Ma in un contesto peculiare.

Ero infatti ospite del Liceo Minghetti di Bologna, un liceo classico statale istituito nel 1898 che ha la sede principale nel prestigioso palazzo Lambertini-Taruffi, ricco di storia e di affreschi magnifici, nel cuore della città.

Da decenni in questo Liceo una settimana all’anno è riservata ad un progetto speciale, che porta il nome di Coloriture.

Non solo alcuni docenti interni propongono autonomamente percorsi di approfondimenti interdisciplinari su temi di particolare interesse e attualità, ma la scuola si apre anche a esperte ed esperti esterni, con competenze e storie professionali diversissime tra loro: insieme, accompagnano ragazze e ragazzi del triennio in attività che si sviluppano su diverse mattine, sostituendo le normali lezioni. E, mentre nell’aula di informatica che era stata assegnata al progetto con Arduino, lavoravamo con elettronica e programmazione, nelle aule accanto si faceva fotografia, o si costruivano pannelli fotovoltaici, o si parlava di web e disinformazione, o ancora si imparava a fare critica cinematografica.

Incuriosita da questo progetto, che ho trovato sin da subito estremamente ricco, interessante e per certi versi insolito, ho provato ad approfondire. Volevo imparare di più su come sia nata l'idea e come possa essere calata efficacemente nella realtà scolastica.

Una chiacchierata con l’attuale referente delle Coloriture

La referente del progetto, la professoressa Marina Cappiello, ha accolto la richiesta di approfondimento e mi ha incontrato per soddisfare la mia curiosità. Un’iniziativa di questo tipo, infatti, mi è sembrata talmente di valore e arricchente per l’esperienza formativa di studenti e studentesse che sin da subito ho pensato di scriverne affinché più scuole potessero usarlo come spunto e ispirazione.

La prima cosa che chiedo alla professoressa Cappiello è come sia nato il progetto. E la storia mi ha colpito.La radice delle Coloriture è da ricercare proprio negli studenti e nelle studentesse del Liceo Minghetti. Pare infatti che, ormai decenni fa, il corpo studentesco avesse dichiarato un’occupazione del Liceo, che stava protraendosi per giorni. Una negoziazione tra studenti e studentesse e il dirigente del tempo portò ad un accordo: una settimana di co-gestione, durante la quale il corpo studentesco e il corpo docente si sarebbero accordati sulle attività e sulle lezioni da fare.

Chissà se le persone che hanno stabilito per prime questi accordi si aspettavano, allora, che la loro idea sarebbe durata fino a oggi!

Dalla prima edizione, la settimana delle Coloriture si è evoluta, modificandosi nel tempo, ma tenendo fisso lo spirito di apertura al mondo che la caratterizza sin dal principio. Da allora infatti sono moltissimi i professionisti e le professioniste, oltre alle tante e ai tanti docenti interni, che hanno portato il proprio contributo nelle aule del Minghetti.

Talvolta contribuiscono anche ex studenti e studentesse, che rientrano in spazi a loro noti, vissuti per 5 anni, portando con entusiasmo e competenza il proprio punto di vista, la propria passione, la propria esperienza, maturati negli anni che vengono dopo il Liceo.

“Quest’anno è intervenuta una mia ex studentessa che nel frattempo si è laureata in ostetricia. Ho parlato poi con le ragazze e i ragazzi che avevano partecipato alla sua attività ed erano tutti entusiasti, del suo intervento ma anche della passione che era stata in grado di trasmettere per la sua disciplina e che le si leggeva negli occhi mentre parlava”, mi racconta con affetto la prof. Cappiello.

Riflettendo un momento sui destinatari del progetto, chiedo in quale misura studenti e studentesse intervengano nel decidere quali attività portare a scuola durante le Coloriture. Sapevo già, perché mi era stato chiesto di farlo riguardo il mio laboratorio, che al termine di ogni attività vengono raccolti dei feedback da parte dei vari partecipanti, ma mi chiedevo se ci fossero anche degli input in fase di ideazione della settimana, anno dopo anno. Ed effettivamente la professoressa mi spiega che chiunque è libero di esprimere i propri interessi e in questo modo sondare la possibilità che venga attratta a scuola un’attività che finora non c’è mai stata oppure alla quale i docenti non hanno ancora pensato. Ripenso alle origini del progetto e sorrido un momento realizzando tra me e me che l’idea di co-gestione, sebbene in forma aperta e rilassata, permane.

Dopo essermi focalizzata sui bisogni e sulle percezioni del corpo studentesco, mi metto nei panni del corpo docente: “Come fate a dedicare una settimana quasi interamente a questo progetto, sospendendo per alcuni giorni le lezioni?”, chiedo.

La prof. Cappiello ha già capito cosa intendo. La scuola ha sempre mille progetti a cui stare dietro, e proprio negli ultimi anni si sono aggiunte altre incombenze e indicazioni ministeriali da rispettare. Non è banale per gli istituti riuscire a fare tutto stando nei tempi e persino permettendosi di fermare il normale svolgimento delle lezioni con un ulteriore progetto, oltre a tutti quelli che devono seguire in un anno scolastico.

La professoressa mi spiega che le Coloriture si inseriscono all’interno dell’ampliamento dell’offerta formativa e delle opzioni che la legge n. 59/1997 sull’autonomia scolastica garantisce ad ogni istituto. Così si riesce a organizzare un’attività di questo tipo collocandola nel quadro della didattica nella maniera più attenta ai bisogni delle scolaresche e più comoda per i piani didattici dell’Istituto. In particolare, la normativa consente di formare gruppi classi misti per seguire corsi mirati, che uniscono anche diverse discipline, e di pensare a percorsi validi anche per l’orientamento di studenti e studentesse.

Quest’anno, infatti, le Coloriture hanno avuto tutte un “taglio” orientativo: con le 20 ore complessive dedicate a ciascun studente e studentessa del triennio, si è riusciti a organizzare in modo più funzionale e organico una buona parte delle 30 ore complessive nel rispetto del DM 28/2022 e delle linee guida sull’orientamento.

Come su una tavolozza

Mi trovo a riflettere sul nome del progetto. “Coloritura” può significare letteralmente riempire di colore o più figurativamente donare un tratto distintivo ad un'opera, che sia un discorso, uno scritto o un brano musicale. Parlando delle Coloriture del Liceo Minghetti di Bologna però nella mia testa piano piano si è materializzata l’immagine di una tavolozza, dove i colori non sono solo pigmenti ma sono contenuti, nozioni, competenze e strumenti di tante discipline diverse. Immagino ogni studente, ogni studentessa, con una tavolozza in mano, ricca di questi nuovi colori e con un’immensa tela di fronte a sé. Col pennello ognuno sceglie accuratamente in base ai propri interessi o anche solo in base alla curiosità: sarà un’attività che approfondisce temi noti o qualcosa di completamente nuovo? Sarà l’occasione di incontrare la professione della loro vita o, chissà, la scoperta di una nuova passione da coltivare nel tempo libero?

Adesso che conosco la storia e i dettagli, apprezzo ancor di più la scuola che è in grado di donare questo tipo di esperienza a persone che stanno proprio in questi anni definendo i propri interessi. Per quanto riguarda me invece, spero solo che, mentre parlavo di programmazione e di prototipazione, i miei occhi brillassero come quelli della ex alunna della prof. Cappiello.