Dire, fare, insegnare
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Approvato il DDL PLUSDOTAZIONE: come e perché attuarlo in classe?

l disegno di legge approvato ieri (7 ottobre 2025) al Senato parla di personalizzazione dell’apprendimento anche per gli studenti plusdotati. Come creare un ambiente adatto alle loro esigenze? 

Metodologie  Inclusione  Gestione della classe  Primaria 
08 ottobre di: Silvia Giordano
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In un primo articolo Silvia Giordano ci ha portati ad esplorare le caratteristiche della plusdotazione, dando una panoramica di quali sono i segnali con cui si presenta ma anche i pregiudizi che questa definizione porta con sé.

In questo secondo approfondimento scopriremo quali sono alcuni degli aspetti peculiari della plusdotazione, conoscendo i quali risulta chiara l’importanza di un piano didattico personalizzato specifico per questi studenti.

Disegno di legge sulla plusdotazione: cosa prevede e perché è importante

Il percorso del disegno di legge che inquadra gli studenti plusdotati e definisce le misure con cui supportarli e seguirli in classe non si è concluso, ma ha appena passato uno step importante: l’approvazione al Senato, a seguito della quale si dovrà attendere l’approvazione finale anche della Camera dei deputati, prima di iniziare a toccarne con mano l’attuazione nelle classi.

Questo DDL allinea finalmente l’Italia alla Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 1994 che segnalava proprio i bisogni educativi speciali di questa particolare categoria di studenti, che ha pieno diritto di fruire di una personalizzazione degli apprendimenti e quindi un proprio specifico PDP (Piano Didattico Personalizzato) poiché inserito nella categoria BES dal 2019 (Nota Miur 562 del 2019).

Il DDL attualmente in approvazione al Parlamento contiene indicazioni per migliorare il riconoscimento degli studenti plusdotati nelle classi da parte dei docenti; questi studenti infatti risultano ancora oggi non solo non attenzionati durante la didattica, ma addirittura “invisibili” alla maggior parte degli occhi che li guardano, ogni giorno, tra i banchi. Questo principalmente perché le loro caratteristiche peculiari spesso entrano in contrasto con l’idea che abbiamo di “studente plusdotato”, rendendone difficile e a volte impossibile la loro individuazione.

Studente plusdotato: le caratteristiche che non ti aspetti

Le capacità cognitive peculiari degli studenti plusdotati sono molto diverse da quelle dello studente medio: per questo in classe non sempre sono studenti di successo. La realtà scolastica, che è proprio pensata per essere adatta alla maggioranza degli studenti, può rivelarsi non funzionale ai fini della crescita e del percorso di apprendimento dello studente plusdotato. Spesso i comportamenti che vediamo negli studenti gifted (e che non ci permettono di riconoscerli come tali) riflettono proprio il disagio di non riuscire a gestire il contrasto tra ciò che sono e ciò per cui è disegnato e organizzato l’ambiente in cui vivono tutti i giorni. Questo può sfociare in comportamenti scorretti o rendimento negativo, fino all’insuccesso scolastico o all’abbandono degli studi. Per questo è importante conoscere anche il “dark side” della plusdotazione e comprendere da cosa è realmente causato: non sempre presente in tutti gli studenti gifted, rappresenta comunque un campanello di allarme che è fondamentale riconoscere, non solo per riuscire a individuare questi studenti, ma anche per poter garantire loro il supporto didattico di cui hanno necessità.

In classe: esuberanza e frustrazione

In classe è facile che l’enorme entusiasmo per il sapere, la voglia di conoscenza e il desiderio di discutere, crescere e confrontarsi possano sfociare in comportamenti esuberanti: vediamo quindi uno studente incapace di rispettare il turno di parola o che non gestisce la frustrazione di non poter sempre dire la sua quando lo desidera. In un contesto poco accogliente lo studente gifted può anche arrivare alla completa demotivazione nei confronti della partecipazione in classe e smettere di interagire, anche in risposta al fatto che il livello di approfondimento non rispecchia le sue esigenze di crescita e nutrimento.

Gli studenti plusdotati possono rivelarsi impazienti o incapaci di adattarsi al ritmo della classe e reagire alla frustrazione di dover aspettare e annoiarsi con comportamenti che non ci aspetteremmo. Alcuni reagiscono riempiendo il vuoto dell’attesa con azioni di disturbo della quiete scolastica e gli insegnanti possono addirittura arrivare a confonderli per studenti con problemi di attenzione o di iperattività. Lo studente gifted, infatti, cercando di far passare il tempo che la classe sta spendendo a imparare cose che sa già, adotta spesso comportamenti che finiscono per creare rumore, distrazione o rendere impossibile per la classe tenere l’attenzione.

Nascondere il disagio: il masking

Uno studente gifted potrebbe anche, al contrario, diventare meno richiestivo in classe, a tal punto da apparire ai nostri occhi più “tranquillo” e più corretto nel comportamento, ma solo perché ha imparato a nascondersi. Questo freno diventa rapidamente per lo studente una fonte di frustrazione, di demotivazione nei confronti della scuola, ma anche di disagio emotivo: essa nasce dalla consapevolezza da parte del gifted di non essere accettato per come è davvero, di essere di disturbo per gli insegnanti che stanno conducendo la lezione e dalla necessità di doversi nascondere ogni qualvolta si trova insieme agli altri. Le studentesse, in particolar modo, scelgono spesso di nascondere il loro potenziale pur di non apparire diverse o non conformi agli standard che la società si aspetta da una figura femminile.

Alcuni studenti plusdotati scelgono la via del “masking”: inseriscono appositamente degli errori nelle verifiche per evitare di prendere sempre voti alti e inimicarsi così il resto della classe; non studiano a casa, svolgono frettolosamente la consegna negli ultimi minuti a disposizione, preferiscono apparire disattenti che brillanti.

Altri smettono di studiare poiché non ne vedono l’utilità: dal momento che passano diversi anni tra i banchi senza affrontare situazioni sfidanti che permettano loro di crescere e misurarsi con difficoltà adatte al loro potenziale, capiscono in fretta che a scuola non hanno bisogno di studiare o fare ciò che l’insegnante chiede per andare bene. Nonostante dai voti in pagella questo non si percepisca, poiché anche lavorando al minimo riescono comunque sempre a ottenere voti positivi, spesso arrivano alle scuole secondarie senza un metodo di studio; a quel punto, di fronte ai primi insuccessi scolastici, possono sentirsi molto frustrati, perdere di autostima o di fiducia nelle proprie capacità.

Nascondendoci il loro disagio, in qualsiasi modo decidano di farlo, gli studenti gifted ci impediscono di accorgerci che la loro sete di sapere e il loro desiderio di conoscere non vengono nutrite adeguatamente in classe.

Cosa possiamo e dobbiamo fare

Il primo passo per aiutarli è conoscerli: la plusdotazione è molto più di quello che qui è stato raccontato e la formazione degli insegnanti è essenziale.

Le metodologie utilizzabili in classe sono molte e diverse: in base alle caratteristiche del singolo studente, al contesto in cui è calata la sua realtà e alle esigenze della scuola, si potrà decidere di declinare il Piano Didattico Personalizzato in maniera diversa, collaborando con lo specialista che ha valutato la plusdotazione e la famiglia che deve sottoscrivere il piano. L’obiettivo è lo stesso che abbiamo per tutti gli altri studenti: insegnare loro a gestire, sfruttare e riconoscere al meglio le proprie caratteristiche e potenzialità, accompagnandoli nel loro processo formativo, come esseri umani ancora prima che come studenti.

I lavori sono ancora in corso, e si rende per questo necessario un aggiornamento e un approfondimento continui: l'argomento chiama pertanto la scrittura e pubblicazione di ulteriori articoli, in particolare dedicati all'attuazione di una didattica di classe che si dimostri inclusiva anche per questi studenti.