Una riflessione sull’importanza della Filosofia come strumento per educare al pensiero e alla consapevolezza dai primi anni di scuola.
Metodologie  Primaria I pensieri infantili sono sottili. A volte così affilati da penetrare nei territori più impervi della realtà, colgono in un istante l’essenza delle cose e delle relazioni. Ma sono anche fragili e volatili: si perdono già nel momento in cui nascono, senza lasciare traccia, e difficilmente tornano indietro.
Per questo, alla maggior parte delle bambine e dei bambini non è concesso il diritto di riconoscere la qualità dei propri pensieri, né di rendersene conto. A molti non è nemmeno concesso il tempo e lo spazio per esprimerli: un pensiero che non trova ascolto difficilmente prende forma e respiro.
Una moltitudine di intuizioni, associazioni, connessioni e vere e proprie folgorazioni infantili restano così nascoste, sepolte sottoterra, come in un labirinto di canali invisibili, non arriveranno mai alla luce del sole perché manca loro la dignità che nasce dal sentirsi capaci di pensare.
Per queste ragioni, introdurre la Filosofia nella Scuola primaria rappresenta un valore aggiunto fondamentale nella nostra offerta didattica: i bambini pensano in grande, e questa grandezza va riconosciuta.
Viviamo un’epoca in cui il digitale è spesso demonizzato, eppure le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono strumenti di sapere. A scuola abbiamo bisogno di insegnare il “come”: come orientarsi in questa giungla che è il mondo? Come sviluppare consapevolezza e pensiero critico?
La risposta sta nel dialogo, nella riflessione e nella Filosofia.
Uno strumento straordinario in questo senso è il mito della caverna di Platone, che si presta a una lettura profonda e significativa, anche con bambine e bambini della Scuola primaria. Il percorso verso la verità e la spinta ad andare oltre il visibile sono movimenti dell’anima che possiamo e dobbiamo promuovere fin da piccoli, quando la mente è ancora elastica, ricettiva, capace di fare propria un’abitudine riflessiva in modo spontaneo.
Quando i miei alunni erano in classe quarta, ho proposto loro una versione del mito della caverna adattata ai più piccoli (la trovate nel libro Penso dunque siamo di C. Colombo e F. Ferrari).
Dopo la lettura, ho invitato ciascuno a realizzare una sagoma che lo rappresentasse: disegnarla su cartoncino, colorarla, ritagliarla e fissarla su un bastoncino.
Abbiamo poi oscurato la stanza, e piccole e piccoli filosofi si sono disposti dando le spalle a una fonte di luce, rivolti verso una parete. A turno, ogni bambina e bambino ha fatto passare la propria sagoma davanti al fascio di luce, proiettandone l’ombra sulla parete.
Da questa semplice attività è nata una riflessione condivisa sul significato delle ombre: esse sono solo una rappresentazione del reale.
Per andare oltre le apparenze serve uno sguardo attento – che abbiamo chiamato “gli occhi del cuore” – capace di cogliere la profondità di ciò che ci circonda.
Educare al pensiero significa offrire strumenti per leggere il mondo con consapevolezza, per scegliere con responsabilità e per agire con senso. Significa allenare lo sguardo a vedere ciò che non è immediatamente visibile, a interrogarsi, a dubitare, a meravigliarsi.
Portare la filosofia nella Scuola primaria non è una forzatura: è un riconoscimento.
Il riconoscimento che bambine e bambini sono già filosofi, e che il nostro compito è quello di accompagnarli, non di guidarli, nel viaggio straordinario del pensare.