La docente Federica Brugnoli spiega perché leggere insieme in classe l’opera di Manzoni aiuta a entrare nel romanzo e propone alcuni spunti di analisi.
Secondaria  Grandi insegnanti Nelle classi terze della scuola secondaria di I grado propongo sempre la lettura dei Promessi sposi. In tanti anni di insegnamento posso dire che solo stimolando gli studenti e le studentesse alla bellezza della parola ascoltata e analizzata si offrono loro nuove opportunità: conoscere, approfondire, “respirare” la storia della letteratura significa portarla nel presente e traghettarla nel futuro, facendo tesoro delle informazioni acquisite e in costante aggiornamento.
Perché, quindi, affrontare insieme la lettura del capolavoro di Manzoni? Per permettere ai ragazzi di raggiungere un maggiore coinvolgimento, anche emotivo, iniziando con l’entrare “in punta di piedi” nella vicenda narrata; per contestualizzare il testo e ragionare per “quadri di civiltà”, analizzando anche l’evoluzione della lingua e trasferendosi insieme, idealmente, nell’Italia del Seicento, con tutto il suo fascino e la sua diversità rispetto al nostro presente.
Ogni volta in aula si offre uno studente come lettore, e ogni volta è una piacevole scoperta anche per me docente, sia nella mia presentazione di nuovi e stimolanti percorsi di indagine sia, soprattutto, per quello che ricevo dai ragazzi. Mentre scoprono l’opera restano colpiti dalla maestria dell’autore nel dipingere con le parole personaggi e ambienti, rendendoli credibili e straordinariamente potenti.
I Promessi sposi sono proprio per questo un’opera evergreen, un capolavoro “che ci prende per mano e ci fa entrare nella vicenda” dicono i ragazzi. Chiedo sempre di portare il libro in classe: all’inizio la risposta è tiepida ma poi, piano piano, vedo “spuntare” volumi sui banchi, mentre occhi sempre più curiosi seguono e sottolineano le frasi che non devono essere dimenticate. Tre sono i punti forti dell’analisi testuale che prendo in esame nel nostro percorso: vediamo qui il paesaggio e i personaggi, mentre in un secondo articolo affronteremo la Storia che fa da sfondo alla vicenda.
Il primo capitolo del romanzo apre uno scenario geografico straordinario “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno fra due catene non interrotte di monti…”: il lettore si sente parte dell’insieme, si muove insieme il testo, segue idealmente con gli occhi il percorso descritto da Manzoni nella descrizione e che cattura subito l’attenzione degli studenti. Tutti condividono la definizione: “Il luogo stesso da dove contemplate que’ vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte”.
Quando nel capitolo VIII Renzo e Lucia devo salutare il paese natio, i ragazzi si immedesimano nei personaggi principali che devono abbandonare i luoghi più cari non sapendo se sarà per sempre. “Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo…”.È certamente una descrizione poetica, condensata in una brevissima ma molto suggestiva impressione.
Nel capitolo XX viene presentato un nuovo personaggio, inquietante come l’ambiente che fa da sfondo, l’Innominato e il suo castello. All’uomo misterioso si accorda la nota dell’ambiente, che ha qualcosa di isolato, di tragico e anche di indeterminato, come il nome di colui che vi domina. Viene presentato un territorio caratterizzato da dirupi, massi, tane per introdurre l’inacessibilità empia di un’anima che non riconosce neppure Dio: l’ambiente non fa semplicemente da sfondo ma riflette i sentimenti dell’uomo che vi respira.
Lo stesso castello, dopo l’incontro dell’Innominato con Lucia, diventa il centro del cambiamento (capitolo XXI): l’Innominato corre ad aprire una finestra, guarda e si accorge della bellezza di quella stessa cornice che da sempre lo ha circondato, ma che lui era incapace di leggere. Le montagne in parte avvolte dalla nebbia, il cielo teneramente cenerognolo, il tramonto quasi rosso fuoco, di buon auspicio per i contadini: i suoi occhi vedono qualcosa di nuovo, di inaspettato, una luce che sta per scacciare definitivamente il buio del passato.
Infine in un nuovo scenario, questa volta nel bergamasco, si conclude la storia (capitolo XXXVIII). Si respira aria serena, pur nell’incertezza del futuro, ma i protagonisti, superate le varie prove, sono più uniti che mai. Bellissima e tenera rimane l’immagine di Agnese che si prende cura dei nipoti “affaccendata a portarli in qua e in là, l’un dopo l’altro, chiamandoli cattivacci, e stampando loro in viso de’ bacioni, che ci lasciavano il bianco per tanto tempo”.
Al lettore dei Promessi sposi Manzoni offre una carrellata di indimenticabili figure, tutte tratteggiate in modo realistico e vivo.
Immagine: Flickr, Busko; Internet Archive