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Future Inventors: imparare le STEM al museo. Intervista con Maria Xanthoudaki

Il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano sta sperimentando con alcune classi il progetto Future inventors, per scoprire le STEM attraverso l'uso di installazioni artistiche interattive e strumenti digitali. Ce ne ha parlato Maria Xanthoudaki, Direttore Education del Museo.

Metodologie  Secondaria 
19 gennaio 2022 di: Maria Xanthoudaki
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Tra i tanti progetti formativi dedicati alle scuole e proposti dal Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, una particolare attenzione è rivolta ai percorsi sulle STEM. Il Museo è ad esempio coordinatore scientifico del progetto nazionale STEM*Lab, il cui obiettivo è creare un rapporto positivo con queste discipline e rafforzare i legami della comunità educante.

Approcciarsi alle STEM in modo diverso e stimolante è anche quello che si propone di fare Future Inventors. Attualmente in fase di sperimentazione, il nuovo progetto vuole far scoprire la scienza e la tecnologia ai ragazzi attraverso la definizione di un nuovo approccio educativo che valorizza l'esperienza di installazioni artistiche e la sperimentazione con strumenti digitali. Maria Xanthoudaki, Direttore Education del Museo, ci ha raccontato in cosa consiste questo particolare incontro con le STEM proposto alle classi della secondaria di primo grado.

Come è nato il progetto Future Inventors e in che cosa consiste?

Future Inventors è nato per contribuire all’insegnamento delle STEM nella scuola secondaria di primo grado, che costituisce un momento cruciale nel percorso educativo dei ragazzi: sia perché tratta una fascia d'età particolarmente critica per la relazione con le materie scientifiche, sia perché costituisce un momento di passaggio importante, in cui devono prendere decisioni per il loro futuro scolastico e non.

Il Museo ha quindi pensato di sfruttare la propria esperienza nella formazione degli insegnanti e nella progettazione di attività sperimentali, affiancandola a una ricerca metodologica educativa per identificare approcci che potessero innovare, arricchire e potenziare l’apprendimento delle materie STEM. Nel 2018 abbiamo iniziato con una fase di ricerca e sviluppo, collaborando con Fondazione Rocca e con esperti a livello internazionale; dopo la pandemia abbiamo quindi ripreso i lavori con la fase operativa di sperimentazione con le scuole.

L’obiettivo è dunque contribuire al rinnovamento della didattica delle STEM nelle scuole italiane: su quale approccio educativo si basa il progetto?

Il progetto invita a scoprire le STEM in ottica interdisciplinare e costruendo un flusso di apprendimento unico, che avvicina lo studente ai contenuti in modo personale: tutto questo vivendo esperienze interattive all’interno di installazioni di arte digitale, che hanno alla loro base l’uso della scienza e della tecnologia. Studiando le tendenze educative attuali abbiamo costruito un processo di apprendimento che utilizza i linguaggi artistici, gli strumenti di cultura digitale e le esperienze degli artisti integrandoli con concetti scientifici e tecnologici. Le tre diverse fasi dell’approccio proposto sono:

  1. Capture: la partecipazione attiva attraverso le installazioni artistiche, un’immersione estetica che stimola sensi, corpo ed emozioni anche in modi inaspettati. Il punto di partenza è quindi un’esperienza di impatto forte e immediato, un incontro personale con le STEM vissuto utilizzando il corpo e i sensi per fruire di un’esperienza artistica. In questa fase è spesso richiesta anche la cooperazione fra persone che si trovano dentro una stessa installazione, che devono collaborare o negoziare per arrivare a far succedere delle cose. La scienza e la tecnologia alla base delle installazioni in questa fase non sono spiegate o esplicitate.
  2. Focus: l’approfondimento dei concetti STEM connessi all’esperienza vissuta nella prima fase, attraverso un lavoro di indagine e sperimentazione che porta a capire quali strumenti tecnologici e concetti scientifici hanno permesso di creare l’esperienza artistica. I temi selezionati e proposti dal progetto e nelle installazioni del Museo sono il suono e l'immagine, utili per il programma scolastico e vicini all’uso del digitale nella vita degli studenti, e ormai molto più diffusi rispetto alla scrittura come linguaggi espressivi e comunicativi.
  3. Engage: la parte creativa, in cui si maneggiano contenuti e strumenti utilizzando le competenze costruite fin qui, ma sviluppando una propria idea o progetto. L’esperienza artistica vissuta all’inizio viene decomposta e decostruita, e i suoi “ingredienti” sono usati per portare avanti una narrazione individuale e arrivare così a una comprensione più profonda e personale di quanto imparato.

Quali sono dunque gli elementi di novità più importanti di questo approccio educativo alle STEM?

Il punto forte della proposta è che, a differenza di quello che avviene di solito, nel processo di apprendimento non si separano “cuore e intelletto”: l’esperienza estetica ha caratteristiche che ne potenziano anzi lo stretto legame, e che aiutano a rafforzare lo sviluppo delle competenze. In campo educativo questo tipo di esperienza coinvolge infatti la cognizione incarnata, attraverso l’uso dei sensi, del movimento e del corpo; la scoperta delle emozioni; la capacità di espressione personale e creativa, che parte dall’esplorazione della realtà per costruire progetti originali, in cui la scienza e la tecnologia non sono dei fini ma degli strumenti di comprensione e di comunicazione.

A livello operativo, come sono state coinvolte le scuole in questa fase di sperimentazione del progetto?

Dopo aver messo a punto il metodo, grazie anche alla collaborazione e alla consultazione di alcuni insegnanti esperti nella fase di ricerca e sviluppo, la sperimentazione è partita nell’estate 2021 insieme ad alcune scuole pilota in Lombardia. Per ciascuna scuola sono state coinvolte 2 classi e formato un team di 3 insegnanti che hanno partecipato a quattro giornate di formazione: sono stati scelti docenti di materie diverse, artistiche e scientifiche, per evidenziare la natura interdisciplinare del progetto e per mettere a frutto, nella collaborazione tra scuole e Museo, competenze diverse ma complementari.

Il passo successivo è stato quello di portare le classi al Museo, per due volte: una prima visita serve per lavorare con lo staff educativo del Museo, in una giornata dedicata al flusso di apprendimento “Capture, Focus, Engage” e in cui gli studenti partecipano alle installazioni, approfondiscono i concetti scientifici e tecnologici e progettano una propria idea.

In una seconda visita i ragazzi incontrano un artista che nel suo lavoro utilizza la scienza e tecnologia. Questa esperienza permette alla classe di vedere le STEM in modo diverso, attraverso l’attività di un professionista che vive nell’intersezione tra scienza, tecnologia e arte: con l’artista sperimentano e creano quindi linguaggi di espressione attraverso strumenti digitali tecnologici. Infine, i docenti continuano l'esperienza in classe grazie al kit messo a disposizione gratuitamente dal Museo per proseguire il processo di apprendimento.

Virus permettendo, la sperimentazione proseguirà e sarà affiancata da feedback dei docenti sull’efficacia dei kit e sulla trasferibilità dell’approccio nella pratica scolastica, che è lo scopo finale di questa proposta educativa sulle STEM. Il processo è monitorato anche grazie a un progetto di ricerca del King’s College di Londra. Alla fine dell’anno saranno verificate e consolidate le varie attività, in vista dell’apertura di Future Inventors a tutte le classi interessate a partire dal prossimo anno scolastico.