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Scuola e Intelligenza Artificiale: come l'IA può diventare uno strumento didattico

La docente Francesca Borsari parla delle opportunità di apprendimento e di insegnamento legate all'Intelligenza Artificiale.

Metodologie 
10 febbraio di: Francesca Borsari
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Il 7 Gennaio, il Corriere della Sera titolava: “Il 2025 è l'anno degli agenti di intelligenza artificiale”, cioè l’anno della diffusione dei software cosiddetti “intelligenti”, in grado di prendere decisioni e «agire» in modo autonomo. Ed effettivamente l’IA, l’intelligenza artificiale, è sempre più tra di noi, sia nelle operazioni più banali che in quelle concettuali e organizzative. Naturalmente anche il settore dell’insegnamento è stato investito da questa rivoluzione: attualmente ci troviamo nel pieno della quinta rivoluzione industriale, ovvero dell’era nella quale non ci si concentra tanto sulla digitalizzazione e l’automazione, che ormai è ampiamente diffusa, quanto sulla possibilità di valorizzare l’interazione uomo-macchina, facendo sì che le “macchine” imparino dalla creatività umana, in un’ottica di complementarità. Ma cosa s’intende esattamente per IA? E in che modo riguarda o può riguardare il mondo della scuola?

Che cos’è l’IA?

L’intelligenza artificiale è l’abilità di un sistema tecnologico di risolvere problemi o svolgere compitiche sono tipici della mente umana; è infatti la branca del settore informatico che si occupa di comprendere e riprodurre il pensiero intelligente. Al suo interno si può fare una distinzione fra una “IA debole”, con mere capacità di simulazione delle capacità cognitive umane, ed una “IA forte”, capace cioè di sviluppare in autonomia una propria intelligenza, che è il modello che si svilupperà di più in futuro. All’interno delle tecnologie che si basano sull’intelligenza artificiale, quella “generativa” è un modello in grado di creare contenuti originali, come ad esempio testi, immagini, suoni, video o codice, a partire da esempi preesistenti oppure da istruzioni fornite dall'utente. Attraverso l’utilizzo di algoritmi avanzati, questa tecnologia apprende dati e strutture dai dati che ha a disposizione, diventando poi in grado di generare risultati pertinenti, di risolvere problemi e di automatizzare processi. Pensiamo alla generazione e all’editing di video, alla produzione e modifica di audio e musica, alla generazione e manipolazione di immagini e alla comprensione, completamento e produzione di testo.

Si può pensare all’IA come ad un cambio di paradigma rispetto a quello in uso da quando i motori di ricerca, in particolare Google, ci hanno rieducato a reperire le informazioni. Se finora siamo stati abituati ad utilizzare la barra di ricerca per cercare un’informazione e poi a cliccare sui vari siti per trovare autonomamente le notizie, con questa nuova tecnologia cambia completamente l’approccio e l’interazione che si ha con la macchina. La barra delle informazioni si trasforma in una chat, nella quale si istruisce il sistema con un comando, o prompt, ottenendo una risposta che è la sintesi di ciò che l’intelligenza artificiale è riuscita a reperire in rete (si può chiedere anche conto delle fonti alle quali ha attinto e ve le dirà), riformulata in modo creativo, esaustivo, per punti e soprattutto perfezionabile attraverso le nuove sollecitazioni dell’utente durante la conversazione.

In questa corsa all’”automazione intelligente”, l’Italia non è certo rimasta indietro: ha infatti sviluppato alcuni progetti, ad esempio “Minerva”, un progetto dell’Università di Roma La Sapienza, in collaborazione con il supercomputer Leonardo del CINECA di Bologna, legato al mondo della scuola e dell’insegnamento; esso offre spunti per attività didattiche, laboratori, metodologie, creazioni di quiz e ricerca dei materiali per impostare lezioni personalizzate ed innovative.

Una questione di etica

È attualmente è in corso un dibattito acceso sulla questione etica legata all’intelligenza artificiale ed anche sui “valori” da “insegnare” alle macchine, che riguardavano proprio l’”ingenuità”, per così dire, con cui l’IA si rapportava ai problemi umani. Dal problema delle fonti, alla riproduzione di immagini basate su pregiudizi e stereotipi, ai bias nella selezione delle informazioni. Altre questioni etiche riguardano, invece, la modalità che permette alla macchina stessa di funzionare: è stato evidenziato lo sfruttamento di lavoratori provenienti dal Sud del mondo per preparare set di dati, o l’impatto ecologico delle emissioni prodotte.

Su questi temi si sta lavorando e discutendo molto, per capire come insegnare alle macchine a pensare e a porsi problemi tipici dell’umano. Ciò che, tuttavia, preme sottolineare è che da tale rivoluzione non si tornerà indietro, e che il dibattito riguarda il “come”, non il “se”. Inoltre, è probabile che in futuro il fatto di saper utilizzare o meno questa tecnologia in modo critico sarà un fattore discriminante all’interno del mondo del lavoro, e al momento le implicazioni etiche di questa faccia della medaglia sembrano non emergere in modo altrettanto esplicito.

L’AI generativa è uno strumento nuovo e complesso; fondamentale sarà quindi, anche per gli insegnanti che utilizzano tale tecnologia, oltre ad una conoscenza approfondita del suo funzionamento, la formulazione di prompt adeguati, al fine di ottenere risposte corrette e dettagliate. Importante sarà anche conoscere i vari strumenti antiplagio (come ZeroGPT, Isgen, NoPlagio, etc.), che consentono agli insegnanti di capire immediatamente se un prodotto è frutto della creatività di uno studente oppure dell’intelligenza artificiale. Uno dei punti cardine della svolta etica che dovrà accompagnare questa rivoluzione tecnologica è proprio la costruzione di un nuovo patto tra studenti e insegnanti per stabilire cosa può essere utilizzato e cosa no, quale strumento è adatto in un contesto e quale in un altro, in una presa di coscienza che deve riguardare sia adulti che ragazzi. Dal momento che le tecnologie esistono e sono disponibili in larga parte in modo gratuito, serve un accordo tra le parti sul loro utilizzo, che implichi l’onestà intellettuale dei soggetti in causa.

L’IA può essere uno strumento didattico?

Per gli insegnanti, l’intelligenza artificiale ha tre ambiti principali di applicazione: l’efficienza, la personalizzazione e la creazione di contenuti. L’efficienza si misura nel tempo risparmiato per alcune attività un po’ ripetitive, nell’aiuto fornito in sede di valutazione, nella redazione di rapporti sullo stato di avanzamento delle lezioni e nell’aiuto a gestire le attività in classe, comprese le scadenze dei progetti. La personalizzazione della didattica riguarda la possibilità di generare materiali per diversi livelli di apprendimento, di fornire un feedback dettagliato e personalizzato in base ai compiti e infine di impostare percorsi di apprendimento adattivi, suggerendo i passaggi successivi in base alle prestazioni dei singoli studenti. La creazione di contenuti è ottenuta generando automaticamente schemi di lezione strutturati su misura per gli obiettivi di apprendimento, con quiz, diapositive ed esercizi interattivi, ma anche diagrammi personalizzati, infografiche e letture riassuntive.

I vantaggi per gli studenti possono essere sintetizzati in altre tre categorie: costruzione della conoscenza, sviluppo delle competenze, e apprendimento autoregolato. La conoscenza risulta “costruita” perché grazie all’IA è possibile generare riassunti, spiegazioni ed esempi che siano basati sulla comprensione individuale, perché è possibile chiarire i concetti proprio attraverso l’interazione con l’intelligenza artificiale e infine perché è possibile rafforzare l’apprendimento attraverso quiz e flashcard personalizzati. In secondo luogo, lo sviluppo delle competenze viene favorito proprio dalla possibilità di migliorare la risoluzione dei problemi e la creatività. Infine, l’apprendimento è autoregolato per la possibilità di impostare percorsi di apprendimento personalizzati, e di ricevere regolari e costruttivi feedback.

Come si evince già da queste prime considerazioni, le potenzialità dell’IA sono tante, le criticità sono forse ancora maggiori, ma quello che è certo in questo processo è che, come insegnanti, possiamo avere un ruolo solo se ci “sporchiamo le mani” e affianchiamo gli studenti, così da essere per loro una guida in questa età complessa.

Bibliografia

V. Alvich, F. Cella, M. Rovelli “Il 2025 è l'anno degli agenti di intelligenza artificiale”, in Corriere della Sera, 7 gennaio 2025, URL: https://www.corriere.it/tecnologia/cards/il-2025-e-l-anno-degli-agenti-di-intelligenza-artificiale/gen-ai.shtml.

R. Farina, “Industria 5.0, che cos’è e cosa cambia con la quinta rivoluzione industriale”, in NetworkDigital360, 23 ott 2024, URL: https://www.agendadigitale.eu/documenti/prompt-designer-intelligenza-artificiale/.