Dire, fare, insegnare
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Debate a scuola: allenare la parola, vincere la paura

Gloria Vizzini spiega come portare in classe la metodologia del debate, per far diventare ragazzi e ragazze oratori più consapevoli e sicuri.

Metodologie  Grandi insegnanti 
07 aprile di: Gloria Vizzini
copertina

Il debate è una metodologia didattica innovativa che sviluppa competenze trasversali. In Italiano, ad esempio, allena il public speaking e la costruzione del testo argomentativo. Inoltre, è utile in tutte le discipline per la ricerca di fonti attendibili e la selezione critica dei dati.

In questo articolo, parlerò del debate come:

  • attivatore di competenze nascoste: parlare in pubblico, argomentare, sintetizzare;
  • strumento inclusivo che dà voce anche a chi normalmente non prende posizione o non si espone;
  • attività laboratoriale, che rende studenti e studentesse protagonisti attivi.

Un ragazzo, che frequenta il secondo anno del Liceo classico, mi ha detto: “A scuola manca l’allenamento a parlare”. In effetti, a scuola si allena poco il public speaking, inteso non come risposta a una domanda durante l’interrogazione, ma come strutturazione di un discorso da riprodurre oralmente con argomenti, un inizio, una fine, un tempo entro cui rimanere, esempi da portare ed espedienti retorici da utilizzare.

Nel debate che ho organizzato con i ragazzi di seconda sul tema della GPA, ovvero la forma di procreazione assistita detta “gestazione per altri”, ho invitato gli studenti a selezionare con cura i contenuti e a raccogliere dati che potessero influenzare positivamente il giudizio della giuria. In una prima, abbiamo invece lavorato sul tema “La felicità si ottiene con i beni materiali?” collegando il dibattito allo Stoicismo e all’Epicureismo trattati in Storia durante l’Ellenismo e alla “decrescita felice” affrontata in Geografia, oltre che con riflessioni personali e di carattere generale. Ho chiesto loro di procurarsi materiale utile alla discussione e di cercare dati concreti e affidabili. Ad esempio, statistiche sul livello di soddisfazione dei cittadini delle società più avanzate e studi su come il reddito influisca sulla felicità. In classe, i materiali sono stati selezionati e commentati insieme.

In entrambe le discussioni, ho diviso la classe in due gruppi (pro e contro) e designato i giudici. Ciascun gruppo ha scritto un elenco degli argomenti e ha scelto i propri 4 debaters, portavoce degli argomenti elaborati collettivamente. Gli altri membri del gruppo, pur senza parlare nella fase principale, hanno avuto la possibilità di intervenire nello spazio dedicato al confronto aperto.

Ho detto agli studenti di informarsi a casa, organizzare appunti e successivamente scrivere un discorso che non va mai letto: si tratta infatti di public speaking e non di public reading. Mai impararlo a memoria: va riportato in una scaletta da consultare. È importante la gestione del tempo: ogni fase, infatti, ha una tempistica precisa, come si vede dallo schema qui sotto.



Il debate stimola il confronto costruttivo: i ragazzi individuano i punti deboli del gruppo avversario e condividono le loro intuizioni con il resto del gruppo. È per questo che è inclusivo. Chi di solito non parla, per paura del giudizio o del brutto voto, in un discorso tra pari — in cui è sostenuto dal gruppo e porta avanti una tesi comune — si sente più sicuro. Ricordo con piacere una studentessa solitamente silenziosa che, durante un debate, ha parlato con forza e decisione. Si legge sul sito di AID Italia (Associazione Italiana Dislessia): “Le attività realizzate con il debate riescono ad includere tutti gli studenti, valorizzando talenti inespressi nella classe, lavorando sulla cooperazione e il clima di classe e allenando la competenza personale e la capacità di imparare ad imparare”.

Il debate è un vero e proprio laboratorio di crescita: i ragazzi lavorano insieme, si sentono parte di un gruppo, mettono in campo argomenti solidi e si mettono in gioco. La composizione della giuria, che ho sperimentato, prevede tre persone — due studenti e la docente — che assegnano un punteggio da 1 a 5 a ogni fase del dibattito, tenendo conto sia della ricchezza e coerenza delle argomentazioni sia delle capacità oratorie. Alla fine, i punteggi si sommano e viene dichiarato il gruppo vincitore.

In conclusione, il debate fa emergere la padronanza linguistica e la capacità persuasiva, in un contesto molto più sereno rispetto all’interrogazione. L’interrogazione, infatti, può essere fonte di ansia e portare alla paura di parlare in pubblico. Il dibattito argomentato, invece, trasforma gli studenti in oratori sicuri. Come docente, percepisco una grande energia e voglia di mettersi alla prova.

Durante la Fiera Didacta, l’evento più importante sulla formazione e l’innovazione nel mondo della scuola, svoltosi a Firenze a marzo 2025, sono stati numerosi i workshop e i seminari dedicati all’approfondimento di questa metodologia. Un segnale evidente di quanto il debate stia suscitando interesse in Italia. Nelle scuole dove si formano i ragazzi nell’arte del dialogo, è utile a perfezionarsi e ad acquisire ulteriori competenze comunicative nella lingua italiana, allenandosi a difendere una tesi a prescindere dalle proprie opinioni personali, facendo appello ad argomenti razionali e non all’emotività.

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