Emanuele e Filippo Marazzini, professori di lettere della scuola secondaria, hanno condiviso con la redazione di Dire, fare, insegnare due proposte didattiche, di italiano e geografia, per reinventare e rinnovare l’insegnamento in un momento denso di difficoltà e novità.
Secondaria  Grandi insegnanti Le due proposte didattiche dei fratelli Marazzini prendono le mosse dallo stesso presupposto teorico: recuperare, rivoltare, cambiare e ricucire il vecchio per aprire la strada al nuovo. È questa la strada da intraprendere per superare e sfruttare questo momento storico. Per riuscirci Emanuele e Filippo Marazzini partono dalla metafora del sarto e ci spiegano, in questa introduzione a entrambi i percorsi didattici, cosa vuol dire essere sarti e quali sono gli obiettivi di queste proposte didattiche.
Nel 1917, quando la rivoluzione aveva fatto sparire dai negozi ogni tipo di tessuto, in Russia si diffuse il curioso mestiere del perelitsovšik che rivoltava gli abiti usati per nasconderne l’usura. Ecco, impossibile entrare in classe, quest’anno, pretendendo stoffa nuova. Non urge la novità (a quella ci sta continuamente abituando il reale), serve recuperare la routine, le abitudini che la didattica in remoto ha in parte sgretolato: la concentrazione per qualche ora, il senso di comunità e la capacità di gestire l’ansia di un’interrogazione in presenza. Ritrovare il fiato è faticoso, facciamolo insieme: questa ci sembra la lezione più grande, ora, da impartire ai nostri alunni. Non serve molto tempo: i polmoni sono giovani, le gambe elastiche; si va.
Per innescare nuovamente il moto, ragioniamo sulle modalità. Custodite là nei libri, la fiaba, i pronomi personali, la penisola iberica e le civiltà precolombiane sono le stesse di dieci mesi fa; eppure ci sorprendiamo nel pensarle e nel presentarle in modo già diverso. La precarietà invita a una cura maggiore, il virus ci inocula urgenza ed essenzialità: potrebbe non esserci più stoffa, domani. Sì, forse dobbiamo diventare un po’ perelitsovšik: rigirare con intelligenza il cappotto vecchio per affrontare un inverno che appare un’incognita. Tela di prima, ma tagli e cuciture nuove: potrebbe essere questo lo stile del nostro habitus, del nostro abitare, oggi, la scuola.
Daniel Day-Lewis, nel film Il filo nascosto (2018), impersona Reynolds Woodcock, un sarto eccentrico e geniale che si innamora di una ragazza molto più giovane di lui, Alma. Reynolds vuole confezionarle un vestito così, una sera, invita Alma nel suo atelier; spilli nelle labbra socchiuse, inizia a prendere le misure solo con lo sguardo. E, intanto, ci suggerisce due strumenti. La scena è disponibile a questo link.
Nelle prossime tappe del percorso la redazione di Dire, fare, insegnare presenterà ai suoi lettori entrambe le proposte didattiche interattive e multimediali che nascono da questa stimolante metafora.