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Matematica, politica ed Educazione civica: intervista a Chiara Valerio

Chiara Valerio - scrittrice, traduttrice, editor e conduttrice radiofonica - risponde alle nostre domande sul suo libro "La matematica è politica" e sull'Educazione civica, una materia oggi sempre più rilevante.

Editoria 
02 novembre 2020 di: Redazione
copertina

Mostrare quali sono le affinità tra mondi apparentemente lontani non è facile. Chiara Valerio nel suo libro La matematica è politica, pubblicato quest'anno da Einaudi, accosta matematica e democrazia, due aree che in apparenza sembrano lontane ma che in realtà si somigliano molto. Come ci ha detto la stessa Valerio nell'intervista che vi proponiamo, «qualsiasi disciplina si studi, studiata con accuratezza, passione e perseveranza educa, ancor prima che alla disciplina specifica, all’accuratezza alla passione e alla perseveranza.»

Il suo libro si intitola “La matematica è politica”. Ci racconta perché?

Perché è un paradosso e perché penso che la matematica e la politica democratica – così come mi hanno fatto notare i primi eccellenti recensori del libro, Gustavo Zagrebelsky e Sofia Ventura – condividono entrambe, ci sono addirittura imperniate, l’idea che l’autorità e le regole, per quanto appaiano assonanti hanno nature profondamente e cartesianamente differenti: l’autorità si subisce, è verticale, le regole si contrattano, sono orizzontali, definiscono una comunità. Sono partita da qui, e mi pare ancora un buon assunto per un parallelismo.

Riferendosi al suo libro, Marco Malvaldi ha scritto: «ci sono libri che avrei voluto esistessero quando ero al liceo. Questo è uno di quelli.» In che modo il suo lavoro può essere utile agli studenti? E agli insegnanti?

Credo che sia un libro che in qualche modo, spero esatto e scanzonato, cambia il punto di vista sulla matematica. Pone l’accento su quanto sia importante che la matematica sia insegnata nel tempo e nello spazio, dunque con la sua storia, e la storia delle vite dei personaggi che l’hanno fatta, per rimarcare quanto sia una disciplina connessa all’umano, al quotidiano, all’immaginazione.

Da alcuni anni si parla molto dell’insegnamento dell’Educazione civica a scuola. Quali ritiene siano i contenuti che sarebbe utile affrontare in classe sotto l’etichetta “Educazione civica”?

Di certo gli articoli della Costituzione, che sono pure molto belli da commentare, di certo il sistema elettorale, di certo sottolineare l’idea che i diritti hanno come controparte i doveri e che i diritti non esercitati – come quello di andare a votare – appassiscono. Fatto ciò direi che quelle regole, che tutte le regole, disegnano un mondo nel quale deve essere possibile vivere. Anzi, vivere bene.

Partendo dalle sue riflessioni su matematica e democrazia, può dare tre consigli agli insegnanti per appassionare gli studenti in classe?

Ho già scritto un libro, ora dare consigli mi parrebbe davvero fuori luogo. Specialmente a persone che, classe per classe, conoscono chi hanno davanti e possono modulare ciò che hanno imparato e che sentono. Io amo i professori. E amo gli studenti. Dunque posso solo dire: vi consiglio di amare i professori, vi consiglio di amare gli studenti.

Quali ricadute potrebbe avere il metodo da lei proposto nel suo libro, nei libri di testo dei ragazzi (di ogni ordine e grado)?

Penso che inserire questioni trasversali rispetto alle discipline specifiche sia un modo di ribadire che il mondo non è fatto a compartimenti stagni, che gli esseri umani non sono fatti a compartimenti stagni, che la matematica è una disciplina che, rivista come prassi e non come teoria, dà un accesso privilegiato all’umanesimo perché si interessa non delle cose, ma delle relazioni tra le cose.