Dire, fare, insegnare
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Il digitale nella scuola, possibili percorsi di innovazione

In questa intervista i ricercatori INDIRE Alessandra Anichini, Rudi Bartolini e Laura Parigi ci raccontano cosa propone il Movimento delle Avanguardie Educative sui contenuti didattici digitali e alcune esperienze legate al progetto Piccole Scuole.

Metodologie 
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Alessandra Anichini, Rudi Bartolini e Laura Parigi sono tre ricercatori che lavorano all’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) e si occupano dei progetti Avanguardie Educative e Piccole Scuole. Li abbiamo intervistati per voi.

In cosa consiste il progetto Avanguardie Educative?

Avanguardie educative è un progetto di ricerca di INDIRE [1] volto a indagare i processi d’innovazione nella scuola italiana e a favorirne la messa a sistema. Il progetto di ricerca è diventato un vero e proprio movimento, aperto a tutte le scuole italiane, nel 2014, grazie all’azione congiunta di Indire e di 22 scuole fondatrici. L’atto fondativo è stato la sottoscrizione del Manifesto delle Avanguardie Educative, un documento strategico-culturale che in 7 punti, chiamati “orizzonti”, ne esplicita la vision.

L’azione del Movimento mira a superare il modello di scuolatradizionale, di stampo trasmissivo, caratterizzato dalla lezione frontale, dalla cattedra che domina file di banchi allineati, dalla netta separazione delle discipline, dalla rigida scansione del tempo, dove lo studente è spesso relegato in un ruolo passivo. Tale modello è ritenuto non più adeguato in una società della conoscenza in continuo divenire.

Avanguardie educative propone, a tal fine, diversi percorsi d’innovazione sperimentati sul campo, le cosiddette Idee, che cercano di incidere sull’organizzazione della didattica, del tempo e dello spazio del “fare scuola”. Le scuole, aderendo al Movimento, possono “adottare” una o più idee e si inseriscono in un percorso di coaching e di condivisione di esperienze. Le scuole, inoltre, possono proporre dal basso nuove idee andando ad arricchire, una volta verificatane l’aderenza ai principi del Movimenti, la Galleria delle Idee. Avanguardie Educative, oggi, conta oltre mille scuole aderenti sparse su tutto il territorio nazionale.

Come gruppo di ricerca ci occupiamo soprattutto dell’Idea Integrazione contenuti didattici digitali (CDD)/Libro di testo che indaga, a partire dalle possibilità aperte dalla normativa, le esperienze di quelle scuole che affiancano risorse digitali al libro di testo o addirittura lo sostituiscono del tutto con contenuti digitali autoprodotti.

Siamo inoltre impegnati nel progetto di ricerca Piccole Scuoleche si pone come principale finalità quella di promuovere l’adozione di modelli di didattica innovativa in scuole dalle dimensioni ridotte e caratterizzate da un posizionamento territoriale svantaggiato. La ricerca trova particolare interesse nell’impiego delle tecnologie digitali per superare gli svantaggi dell’isolamentogeografico, per permettere la collaborazione fra realtà scolastiche appartenenti a territori diversi, per favorire un’istruzione di qualità e l’inclusione sociale.

Quali sono gli esiti delle ricerche condotte a oggi sull’uso del digitale nella didattica?

Vorremmo sgombrare il campo da alcuni possibili equivoci. Innanzitutto, Avanguardie educative non ha una visione “tecnocentrica”, né tantomeno “messianica” del digitale. Cerchiamo di spiegarci: se il docente in classe usa una risorsa digitale, utilizza la LIM o altro apparato tecnologico, ma il suo modo di insegnare e di interagire con gli studenti restano gli stessi… non c’è nessuna portata innovativa in questo. Il digitale non basta.

Se invece, come suggeriscono i riscontri delle nostre ricerche, il digitale si inserisce in un diverso approccio metodologico/didattico/organizzativo, si aprono degli scenari molto interessanti. Riportiamo come esempio alcuni punti emersi anche dalle testimonianzedirette degli insegnanti coinvolti nelle sperimentazioni sui Contenuti Didattici Digitali.

  • Un diverso modo di costruire conoscenza: nell’ideazione e sviluppo di contenuti didattici digitali i ragazzi, ma anche i docenti, effettuano un’attività di ricerca e confronto su varie fonti, esplorano campi disciplinari diversi, si confrontano, spesso lavorando in gruppo e in modo laboratoriale. Attività che non sono strettamente connesse al digitale, ma che il digitale agevola notevolmente.
  • Utilizzo di nuovi linguaggi: una delle caratteristiche del digitale è quella di aver reso possibile una nuova testualità che fa ricorso ad una pluralità di linguaggi: quello fotografico, quello audiovisivo, quello scritto e le loro giustapposizioni. Ciò non è nuovo in assoluto, ma nuova è la semplicità e la velocità con cui avviene. Nel lavoro didattico può emergere dunque un’attività di analisi linguistica assai complessa, che può sviluppare nei ragazzi conoscenze e competenze preziose.
  • Valorizzazione di diversi stili di apprendimento: questo punto si collega strettamente ai precedenti, l’utilizzo di vari linguaggi e i diversi ruoli dei ragazzi coinvolti nella realizzazione di CDD, ruoli anche di documentazione e di organizzazione delle informazioni, possono valorizzare le diverse personalità e i differenti stili di apprendimenti presenti nella classe. Questo ci viene sovente sottolineato dai docenti: ragazzi poco coinvolti dalle attività didattiche consuete che, invece, diventano protagonisti attraverso diverse modalità di lavoro e di espressione, raggiungendo, così, anche migliori risultati. Ciò potrebbe rappresentare un freno anche al problema della dispersione scolastica.
  • Mediaeducation: tutti abbiamo sentito parlare in riferimento alle giovani generazioni di digital native, ciò ci ha indotto a credere che esse sappiano tutto sulle tecnologie digitali e le loro caratteristiche comunicative. In realtà, di solito, non è così: sì, ragazze e ragazzi li usano quotidianamente, ne sono circondati, ma spesso ignorano le infrastrutture, le logiche produttive, economiche e comunicative, le modalità relazionali che stanno dietro ai media digitali o che da essi vengono promosse. Capire cosa sta dietro la produzione di un contenuto digitale, può svolgere un’importante funzione educativa in questo senso.
  • Apertura al territorio: abbiamo sperimentato il lavoro sui CDD anche in un percorso formativo con i docenti coinvolti nel progetto Piccole Scuole. In questo contesto abbiamo approfondito la possibilità di utilizzare i media e i linguaggi digitali per la valorizzazione del territorio (I libri di testo infatti difficilmente affrontano tematiche legate ai luoghi minori come i nostri piccoli paesi). Il digitale ha permesso di andare oltre l’aula scolastica, di aprirsi al territorio e di portare tradizioni e storie locali all’interno della scuola, di farli diventare oggetto di studio e di “scrittura”, di condivisione con la comunità tutta. Per chi volesse approfondire questa esperienza è possibile scaricare gratuitamente il Quaderno delle Piccole Scuole n.4 - Strumenti, intitolato Scrivere il territorio: percorsi di conoscenza nelle piccole scuole italiane.

Altro equivoco da evitare è quello di vedere il digitale in contrapposizione al libro di testo. Da una recente indagine che abbiamo svolto è emerso come il libro di testo sia ancora considerato centrale sia per il lavoro dell’insegnante, sia per lo studio dagli studenti. Grande importanza è data alla sua autorevolezza e all’aggiornamento dei contenuti. D’altro canto, esso non è più considerato uno strumento chiuso, monolitico, da seguire pedissequamente, ma come uno strumento aperto, da cui possono partire interessanti percorsidiapprofondimento, un medium inserito in un “ecosistema” ormai multi-mediale.

Come si può superare il digital divide nelle scuole che ancora sono sprovviste di collegamenti alla rete?

Il digital divide è un problema reale e di soluzione complessa, che non riguarda solo la scuola ma anche le famiglie e implica il coinvolgimento di diversi attori: non ci sentiamo qui di proporre ricette.

Certamente, oggi, ci sono tante soluzioni tecnologiche a disposizione, dalle reti telefoniche, al satellite, a soluzioni LAN. In una recente indagine che abbiamo fatto con le scuole dei piccoli comuni, nell’ambito del progetto Piccole Scuole, la connessione non appare come il problema più avvertito. Vorremmo, però, spostare l’attenzione su come il digitale può essere di aiuto nel superare situazioni di isolamentogeografico, nelle scuole con pochi alunni dove magari si lavora in pluriclasse [2]. INDIRE ha una lunga esperienza su questo fronte, ricordiamo per esempio il progetto Marinando (MARettimo INAmbiente di appreNDimento Online), anno 2007/08, grazie al quale, attraverso un ambiente di apprendimento online progettato da Indire, gli alunni (due per la precisione) di una scuola di una piccolissima isola del Sud potevano lavorare a distanze con scuole del territorio fiorentino. Oggi, è il progetto delle Piccole Scuole impegnato su questo tipo di situazioni; riporto di seguito alcuni esempi trattati ne I Quaderni delle Piccole Scuole[3]:

«La piccola scuola di Gissi […] integra le tecnologie nella pratica educativa per la realizzazione di un ambiente di apprendimento allargato: la didattica a distanza sostenuta tramite percorsi di formazione e sperimentazione insieme all’Indire, richiama scenari e attività di condivisione e collaborazione tra cui quella dei gemellaggi virtuali tra pluriclassi e classi dello stesso istituto o in collegamento con le piccole scuole del Lazio e del Friuli».

«Nella piccola scuola di Sassello la tecnologia è integrata nel curricolo verticale e sostiene la continuità nei vari gradi e ordini di scuola. Nonostante i problemi di connessione e l’assenza della banda larga, la scuola progetta attività di didattica a distanza tra le classi del primo ciclo e la scuola secondaria di secondo grado […]. Tale modalità di lavoro accresce l’autonomia degli alunni della secondaria di primo grado e li accompagna nel passaggio alla secondaria di secondo grado».

«L’importante dotazione tecnologica presente nella scuola di Lipari (caratterizzata da LIM, tablet, notebook) ha fatto della didattica a distanza, attraverso gli scambi e gemellaggi tra isole, una formula educativa importante e in grado di superare le problematiche inerenti il raggiungimento dell’isola da parte dei docenti a causa del maltempo».

Esistono molte metodologie che prevedono l’uso del digitale, ma quali rendono effettivamente più efficace l’apprendimento?

La questione dell’efficacia negli apprendimenti è molto scivolosa ed implica anche una riflessione approfondita sulla valutazione, sul cosa e come si valuta. E, ribadiamo, il digitale di per sé non è garanzia di innovazione o di una pratica scolastica migliore. Tanto è vero che il progetto Avanguardie Educative contempla Idee che fanno ampio ricorso al digitale (come Flipped Classroom e Integrazione CDD/Libri di testo) e altre per le quali non è essenziale (Debate e Dialogo euristico [4], per esempio). Inoltre le scuole vivono contesti molto diversi fra loro e quindi quello che è efficacie per una scuola, può non esserlo per un’altra. Ribadiamo quanto detto in precedenza, mutuato dalle nostre esperienze di ricerca e dalle testimonianze dei tanti docenti con cui collaboriamo, il digitale mostra tutte le sue potenzialità quando si inserisci in percorsi che restituiscono “voce” agli studenti, quando è al servizio di didatticheattive, quando permette agli studenti di fare collegamenti inediti, di costruire conoscenza. Quali sono le nuove frontiere del digitale nella didattica?

Come gruppo di ricerca siamo molto interessati a come il digitale possa contribuire ad una “riscrittura” del curriculumscolastico, magari in chiave locale. Su questo c’è ancora molto da lavorare.

[1] Indire è il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione e, fin dalla sua nascita nel 1925, accompagna l’evoluzione del sistema scolastico italiano investendo in formazione e innovazione e sostenendo i processi di miglioramento della scuola.

[2] Si parla di pluriclasse quando non viene raggiunto il numero minimo per formare una classe e allora si uniscono alunni di diverse fasce di età in un’unica classe.

[3] Tutti i casi portati ad esempio sono ripresi da: Mangione G. R. J., Garzia M., Bagattini D., Calzone S., Tracce di sostenibilità. Comunità, Pluriclassi e Tecnologie nella pratica della scuola, I Quaderni delle Piccole Scuole, anno 2019 – Quaderno n. 1 – Studi

[4] Sulla pratica didattica del dialogo euristico, segnaliamo la recentissima pubblicazione curata dalla ricercatrice Indire Laura Parigi e dal maestro Franco Lorenzoni: Parigi L. e Lorenzoni F. (a cura di), Il dialogo euristico. Orientamenti operativi per una pedagogia dell'ascolto nella scuola, Collana Indire. Idee per l'innovazione, Carocci, 2020.