Dire, fare, insegnare
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La separazione dei genitori: comportamenti per affrontarla

L'educatrice Jasmine Nouinou individua delle strategie efficaci per limitare l'impatto della separazione dei genitori sul benessere e l'educazione dei bambini.

Infanzia  Primaria 
15 maggio 2023 di: Jasmine Nouinou
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Pensieri negativi, comportamenti disequilibrati e azioni incoerenti sono alcune tra le tante problematiche derivanti dalla disgregazione di una relazione familiare. Quelli che si trovano in una posizione di sfavore e devono affrontarne le conseguenze sono i bambini.

Il focus del genitore, che prima erano i figli, si sposta inevitabilmente sulla propria persona, sul proprio malessere emotivo e sul percorso di rinascita successivo alla separazione.

In questa fase di cambiamento, lo spazio dedicato a quello che accade all’interno della mente dei ragazzi e delle ragazze viene limitato, così come viene limitata l’attenzione alle conseguenze della separazione che ricadranno su di loro.

Questo articolo vuole mettere in evidenza come i genitori separati, e i figli e le figlie spettatrici di questo cambiamento, necessitino di un supporto, di indicazioni sulle modalità di azione e reazione in situazioni in cui la razionalità e la regolazione emotiva vengono compromesse.

Gli insegnanti, in apparenza figure secondarie in questo contesto, possono invece suggerire ai genitori comportamenti efficaci per limitare l'impatto emotivo e didattico della separazione sui loro figli.

Età diverse, dinamiche diverse

Il modo in cui vengono percepite le dinamiche che intercorrono in una famiglia composta da genitori separati dipende dall’età dei figli.

Un bambino o una bambina che hanno meno di due anni non comprendono cosa sia un divorzio, tanto meno gli effetti che ne derivano. Nonostante ciò, capiscono che qualcosa non va; comprendono che sono avvenuti dei cambiamenti nello stato emotivo dei genitori. L'assenza dei genitori si traduce in una sensazione di abbandono e può avere conseguenze psicologiche notevoli, che possono impattare in modo negativo sulla loro condotta.

Bambini che hanno tra i tre e i cinque anni, sanno cosa sia un divorzio e cosa implichi, dunque faranno molte domande. Il problema si presenta quando, alla propria voglia di trovare risposte, trovano delle bugie che non li convincono e che, di conseguenza, fomentano il loro sospetto che il mondo si sia trasformato in un luogo poco sicuro.

Tra le paure che possono essere accentuate, c’è il timore di rimanere soli, o che uno dei genitori li abbandoni. Per questo, possono mostrare atteggiamenti possessivi con uno di essi o con entrambi.

I bambini e le bambine tra i sei e i dodici anni sono molto più empatici e riescono persino a mettersi nei panni dei genitori. In questa fascia di età, potrebbero sviluppare due strategie di confronto. Potrebbero disimparare le abilità che avevano acquisito sul piano emotivo e mostrarsi forti mentre nascondono un dolore e una paura molto profondi, oppure potrebbero imparare a non esprimere i propri sentimenti, cosa che influenzerà la loro vita da adulti.

In questo senso, possiamo quindi affermare che una separazione provochi effetti diversi a seconda dell’età dei bambini. Per tale motivo occorre sempre prendersi cura dei dubbi e delle preoccupazioni dei più piccoli, comunicare con loro e far sapere loro che, nonostante tutti i cambiamenti, li ameremo sempre e potranno contare su di noi.

Per affrontare le difficoltà, per trasmettere sicurezza e per mirare al benessere del bambino o della bambina la comunicazione e l’interazione sono passaggi fondamentali.

Comunicare diversamente

È bene che l’adulto diventi maggiormente consapevole del proprio modo di interagire e di comunicare in presenza dei bambini. Infatti, molti modi negativi di pensare vengono assimilati ascoltando ciò che dicono gli adulti e il contenuto viene captato dal pensiero razionale dei figli. Per questo motivo, infatti, è utile parlare di pensieri positivi e pensieri utili, utilizzando termini che siano facilmente comprensibili.

Durante l’età prescolare la maggior parte del linguaggio dei bambini non è ancora finalizzata alla comunicazione con l’altro: parlano essenzialmente a sé stessi.

Verso i cinque-sei anni, poi, gran parte di questo linguaggio non scompare definitivamente, ma viene interiorizzato: tutto ciò che prima i bambini esprimevano ad alta voce, rimane un pensiero nella loro testa.

Più avanti negli anni rimarrà quest’ultimo tipo di linguaggio, ma si potrà notare che in particolari situazioni alcuni pensieri verranno espressi a “voce alta”.

Questi "pensieri a voce alta" meritano di essere ascoltati, soprattutto quando i bambini si trovano in situazioni conflittuali e provano frustrazione.

Osservare e agire

A livello di intervento educativo e osservazione psicologica è indispensabile mettersi in una posizione di osservatori, monitorare le situazioni in cui il bambino e la bambina agiscono e interagiscono e raccogliere un campionario di commenti e frasi pronunciate da loro, tutto ciò senza che se ne accorgano, in modo tale da registrare commenti e situazioni autentiche e spontanee.

Annotando queste situazioni per circa due-tre settimane si noteranno frasi come: “E’ troppo difficile”; “Non posso riuscirci”, e ci si renderà conto di quelle che sono le loro modalità di pensiero prevalenti.



Una volta terminata la fase di osservazione, si deve procedere con la creazione di un intervento educativo e psicologico che permetta di trasformare in senso positivo i pensieri del bambino o della bambina.

Una modalità utile potrebbe essere, per esempio, partire dal riconoscimento di una situazione problematica per il bambino o la bambina e riferire cosa succedeva a noi, adulti, quando eravamo piccoli. Ai bambini piace molto ascoltare episodi legati all’infanzia dei genitori e degli adulti.

Altre modalità di intervento possono fare riferimento a episodi riguardanti la nostra vita attuale, utili soprattutto, quando i bambini sono in una situazione di negazione delle proprie capacità e possibilità.

Questi interventi implicano che le parole dette dai genitori in una fase delicata come la separazione diventano indirettamente parte di un programma mentale che i bambini utilizzeranno in determinate situazioni e che interiorizzeranno, rendendole parte di comportamenti messi in pratica successivamente.

Dare priorità, attenzione e spazio a questi fattori permette all’adulto di aiutare il bambino e la bambina a sviluppare le affermazioni positive interiori che consentiranno loro di avere un atteggiamento positivo in situazioni future.

Noi adulti siamo in parte responsabili della creazione della personalità dei nostri figli e delle nostre figlie, dei nostri alunni e delle nostre alunne; siamo noi le figure modello a cui i bambini fanno riferimento durante il percorso di crescita; siamo noi che, con il nostro operato, contribuiamo a costruirne il futuro e permettiamo loro di acquisire una maggiore capacità di autoregolazione delle emozioni e dei comportamenti.

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