Dire, fare, insegnare
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La strada delle STEM per il futuro di bambine e ragazze a Fiera Didacta Italia

Dire, fare, insegnare ha partecipato all’incontro di Fiera Didacta Italia “Preparare il futuro per bambine e ragazze: la strada delle STEM”, con la Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.

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24 maggio 2022 di: Redazione
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Venerdì 20 maggio a Fiera Didacta Italia 2022, la quinta edizione del più importante appuntamento nazionale dedicato alla scuola del futuro (ospitata alla Fortezza da Basso di Firenze), Dire, fare, insegnare ha partecipato all’incontro “Preparare il futuro per bambine e ragazze: la strada delle STEM”: un’occasione per sottolineare come la sfida di incoraggiare le studentesse a proseguire la loro formazione nelle discipline STEM sia importante per operare una trasformazione irreversibile nell’equilibrio tra i generi, e occupare definitivamente quegli spazi in cui si immagina e costruisce il futuro.

Ersilia Vaudo, Astrofisica e Capo dell’Ufficio Diversity dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) a Parigi, ha aperto l’incontro ricordato come alla base della disparità economica che caratterizza i percorsi lavorativi di uomini e donne, una voragine che in Europa non solo persiste ma anzi cresce ogni anno, ci sia proprio lascarsa quantità di donne che scelgono carriere STEM. Le competenze STEM saranno infatti sempre più richieste nel mondo del lavoro, offrendo quindi anche un più alto tasso occupazionale e una maggiore opportunità di progressione salariale.

Per avere una possibilità di rivoluzionare la situazione attuale è quindi importante favorire l’occupazione femminile in ambito STEM. Guardando i dati Ocse si evincono alcune contraddizioni: nei Paesi dove c’è maggior parità di genere, c’è il minor numero di donne STEM, perché le ragazze hanno più paura di sbagliare. Viceversa, nei paesi meno egualitari (come gli Emirati Arabi) molte donne scelgono percorsi STEM. Spesso sono gli stereotipi sociali, coltivati anche in famiglia e a scuola, a ostacolare la scelta delle ragazze nelle loro scelte.

Utilizzare per esempio la “predisposizione” alla matematica come fattore di esclusione (“non essere portati”) mette a rischio la democrazia, perché mina la fiducia in se stessi e favorisce la circolazione delle fake news e delle opinioni che non si basano su uno spirito critico.La matematica è invece una possibilità di futuro: lo mostra per esempio un progetto come Il cielo itinerante, che vuole avvicinare bambine e bambini allo studio delle materie STEM attraverso metodi formatici innovativi.

Nell’ambito delle iniziative pratiche legate al tema delle STEM, la Consigliera Michela di Biase ha quindi ricordato come la Regione Lazio sia stata la prima a mettere in atto una legge specifica, che si propone di abbattere stereotipi e pregiudizi presenti nel percorso di istruzione e nelle prospettive occupazionali delle ragazze. La chiave è portarle a credere in se stesse e a non precludersi alcuna strada, e puntare a formare anche i docenti e le donne oggi rimaste tagliate fuori dal mondo del lavoro STEM.

La risposta alla presentazione della legge stata sorprendente: anche in contesti di povertà educativa si è in realtà scoperto un grandissimo interesse da parte del corpo docenti a capire le opportunità offerte dai diversi programmi, divisi per fascia di età. Alla scuola primaria si fanno per esempio attività di coding e alfabetizzazione alla scienze; alle medie si presentano modelli postivi di donne STEM, come Samantha Cristoforetti o Marie Curie; per i gradi di istruzione superiore sono previste borse di studio, premi, tirocini formativi, dottorati di ricerca specifici.

La parola è quindi passata a Magda Bianco, Capo del Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia. “Da economista, penso sia importante che le ragazze entrino a far parte di questo campo: sia per le ragazze, perché è una chiave per il loro futuro, sia per la società” ha sottolineato. “Non avere donne in questo settore significa infatti che si perdono talenti, che nel mercato del lavoro non c’è diversità (mentre molte statistiche confermano che dove c’è maggiore diversità aumenta la probabilità di ottenere risultati) e che si orienta lo sviluppo in una direzione che non comprende la molteplicità: ad esempio nella programmazione dell’intelligenza artificiale avere solo programmatori uomini significa produrre dei sistemi in qualche modo parziali e distorti.”

Le cause dell’assenza delle donne in ambito STEM sono molteplici: bisogna intervenire nell’educazione già alla primaria e lavorare sugli stereotipi, per esempio sulla tendenza a indirizzare le ragazze nelle cose in cui relativamente vanno meglio, come nelle competenze di lettura invece che negli studi matematici. Le cause sono anche in un certo modo di insegnare le STEM, che se affrontate in modo interattivo porterebbero a una riduzione delle differenze di genere; e in un certo fenomeno di preferenza per la competizione, che indica come la paura di fallire sia maggiore tra le ragazze.

Infine Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia, ha ribadito la convinzione del Governo di portare avanti la promozione delle discipline STEM, come occasione per ridurre le diseguaglianze di genere nelle competenze scientifiche e tecnologiche nel nostro Paese. Le STEM sono infatti il linguaggio del futuro, che definirà la nostra cittadinanza e il mondo del lavoro in ogni suo settore, e che già oggi chiedono di coinvolgere concretamente i talenti e le energie di tutti e tutte.

Il divario nelle opportunità di accesso alla formazione STEM, dovuto a stereotipi e contesti sociali, è un ostacolo inaccettabile per la nostra Costituzione democratica, perché di fatto privare parte della cittadinanza delle competenze che saranno richieste per il lavoro del futuro. L’intelligenza femminile va invece coinvolta nella progettazione e nell’interpretazione del processo di trasformazione su cui stiamo investendo, promuovendo un percorso di empowerment che porti bambine e ragazze a mettere in campo le loro ambizioni personale e ad agire con forza per il cambiamento e per una scienza che sia più sostenibile e inclusiva.