Un manuale di “istruzioni d’artista per cambiare il futuro”: l’autore ci racconta perché ragazzi e ragazze sono chiamati a fare arte ispirandosi a pratiche contemporanee.
Editoria Ci sono pratiche artistiche contemporanee che possono ispirare il cambiamento, perché chiamano tutti a diventare consapevoli su temi come la sostenibilità ambientale e ad agire in prima persona sperimentando con le arti visive, il cinema, il teatro e la musica. Facciamo presente. Istruzioni d’artista per cambiare il futuro (Topipittori) raccoglie dieci azioni ludiche, dall’arte partecipativa all’eco-futurismo, che ragazzi e ragazze possono mettere in atto per trasformare il mondo con il potere dell’arte, dell’immaginazione e della collettività. L’autore Francesco Spampinato, professore di storia dell’arte contemporanea del Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, ci racconta come questo “manuale” illustrato da Irene Rinaldi voglia far scoprire ai lettori un punto di vista diverso su quello che significa fare arte.
In università abbiamo una serie di attività che rientrano nell’ambito della terza missione: mentre la prima missione è quella della didattica e la seconda è quella della ricerca, con terza missione si intende il bisogno dell'università di entrare in contatto con la società producendo una ricaduta positiva, di confrontarsi con un pubblico diverso. All’interno del Dipartimento di cui faccio parte è nato un progetto che riguarda il rapporto tra Arte e sostenibilità che è diventato Facciamo presente. Istruzioni d'artista per cambiare il futuro: al libro si sono poi accompagnati una serie di laboratori presso le scuole superiori e in alcune classi di scuole elementari di Bologna e del territorio.
Con Facciamo presente abbiamo avuto l'opportunità di rivolgerci a un pubblico che è quello di ragazzi e ragazze, che è il target principale anche se non necessariamente l’unico, anche perché esso ha una duplice funzione. Da un lato vuole raccontare in una chiave comprensibile ai non addetti ai lavori che cosa e quali sono le pratiche artistiche di avanguardia di questi ultimi anni e in che modo gli artisti di avanguardia attraverso il mondo delle arti visive, del teatro, della musica, del cinema provano a trattare temi legati all’ecologia e alla sostenibilità.
Dall'altro lato, si tratta di provare a usare l'ispirazione che arriva dagli artisti e le loro strategie, di permettere a chiunque legga questo libro di sperimentare in qualche modo con l'arte. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento tanti artisti incominciano a dire che tutti possono fare arte, ed è una grande rivoluzione che solo oggi stiamo capendo fino in fondo: il tipo di arte da loro proposto può essere praticato da tutti perché è facile, immediato, che non significa leggero, anzi per esempio spesso è radicale in termini politici e può produrre una trasformazione della società.
Alcune di queste avanguardie hanno realizzato delle opere d'arte sulla base di istruzioni ed è questa l'idea alla base anche del nostro progetto: proviamo attraverso delle istruzioni molto basilari, ispirate da artisti che le hanno messe in pratica, a dare questo strumento di trasformazione nelle mani delle persone.
Possiamo fare l’esempio di pratiche legate alle diverse arti come nel caso dell'eco-cinema o dell’eco-futurismo, che riguardano da vicino il mondo del digitale che i giovani e giovanissimi conoscono bene. Parliamo cioè di un’arte fatta con strumenti che in effetti sono disponibili a chiunque e che tutti utilizzano, per fare un'arte che non sta nei musei.
Gli artisti delle avanguardie più che creare oggetti vogliono sviluppare dei processi umani. La parola giusta in questo caso è "partecipazione", infatti la maggior parte delle istruzioni che sono inserite nel libro prevedono la partecipazione di più persone. Facendo arte in gruppo si sviluppa una nuova forma di responsabilità sociale: è un’arte che rifiuta il modello dell'artista unico che inventa opere originali con un valore commerciale, è un’arte trasformativa perché parla di temi, come la sostenibilità ambientale, che richiedono un intervento urgente e non per forza conflittuale nei confronti della società. Attraverso l'arte si può permettere a tutti di comprendere il proprio potenziale come agenti di cambiamento: la parola "agency" diventa un’altra parola chiave.
In questo senso è stato anche importante il lavoro di squadra che abbiamo fatto dietro a questo libro, che è il risultato di un processo collettivo fortemente interdisciplinare. Di fatto io appaio come il curatore del libro, con Irene Rinaldi come illustratrice, ma i testi sono stati elaborati da me insieme ai colleghi Marco Cucco, Matteo Paoletti, Emanuele Regi, Anna Scalfaro, studiosi e docenti di musica, teatro e cinema. E a guidare questa e altre nostre attività di terza missione una sociologa, la collega Roberta Paltrinieri.
L’idea alla base del libro era proprio quella di realizzare un “manuale”, uno strumento da usare concretamente con ragazzi e ragazze da parte di chi ci lavora abitualmente. Nei laboratori nelle classi, di cui non mi sono occupato direttamente ma che sono stati guidati dall’associazione no profit Altre velocità, una delle prime domande propedeutiche alle attività è stata: di che cosa parla questo libro? Arte, argomenti sociali, futurismo… Ognuno ha dato risposte diverse, perché in effetti non si tratta di un libro di testo che parla di qualcosa in particolare, ma uno spazio in cui ci siamo presi la licenza di sperimentare e di dare a chi legge lo spazio di misurarsi con le proprie potenzialità creative.
Lo stimolo che arriva da questo libro è proprio quello di mettersi alla prova con una serie di pratiche artistiche fondate su quello che ragazzi e ragazze hanno a disposizione nella quotidianità: non solo a scuola, ma anche nel loro tempo libero, in vacanza, al parco o nel cortile di casa. L’idea che passa è che in gruppo si fanno più cose e meglio, perché insieme siamo più determinati e le singole creatività possono integrarsi.
Per questo, per esempio, abbiamo illustrato la pratica dell’eco-cinema anche pensando a delle forme di autoproduzione, di lavori che si possono creare anche senza tecnologie o competenze professionali ma anche solo usando lo smartphone nel proprio giardino. Oppure, per l’eco-futurismo, basta inserire il prompt corretto in una delle app disponibili per visualizzare un mondo futuristico che ci porta a riflettere su cosa succederà nel futuro e quale sarà il nostro rapporto con la natura. È questo il significato del titolo del libro: nel senso che quello che faccio nel presente incide sul futuro, ma anche nel senso che quello che “faccio presente” alla società attraverso l’arte, nella mia micro quotidianità, serve a mettere in moto il cambiamento.
Gli artisti di queste avanguardie hanno incominciato a lavorare in modi nuovi perché avvertivano che c'era un gap nella società, un vuoto non colmato dalla politica o da altri attori. Si sono perciò sentiti responsabilizzati a fare qualcosa, ed è esattamente il messaggio del libro: tutti noi possiamo fare qualcosa, agendo attraverso l’arte. Ragazzi e ragazze, per esempio, hanno un grande potere di trasformazione sociale su una base che non è solamente quella conflittuale, come è successo in epoche in cui i giovani dimostravano solo la loro rabbia.
Sono invece possibili delle forme di dialogo con le pubbliche amministrazioni e con un tessuto sociale che sempre di più recepisce questo tipo di istanze, dalle università ai musei alle associazioni no profit. Pensiamo anche alla rivoluzione legata a figure simbolo come Greta Thunberg: sembra che i giovani si siano resi conto prima di altri dell'urgenza di un cambiamento per il futuro.
La forza di Facciamo presente credo consista proprio in questo, cioè nel suggerire e mostrare un atteggiamento consapevole, un nuovo modo di vedere e agire per trasformare quello che ci circonda. Le illustrazioni di Irene Rinaldi mostrano quello che dagli anni Sessanta artisti e attivisti politici chiamavano “immaginazione al potere”: nel momento in cui immaginiamo un mondo diverso, stiamo già producendo un cambiamento, un cambiamento che ha un grande potere.
Immagini: Topipittori, ©Irene Rinaldi