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Giovani in crisi: benessere e burnout nella Gen Z

Vito Aliperta riporta e commenta gli ultimi dati di State of the Heart, il report globale sull'Intelligenza Emotiva.

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18 giugno di: Vito Aliperta
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La recessione emotiva: un nuovo scenario globale

Negli ultimi anni il mondo ha attraversato una trasformazione silenziosa ma profonda: una recessione emotiva. Secondo il report State of the Heart 2024, l’Intelligenza Emotiva globale è in calo costante dal 2019, con una diminuzione del 5,54% in soli quattro anni. Parallelamente, anche il benessere percepito è diminuito del 5,3%. A differenza delle crisi economiche, questa crisi riguarda l’energia interiore delle persone: la capacità di affrontare le sfide, di restare connessi con sé stessi e con le altre persone, di trovare senso, motivazione e alternative possibili. Un calo diffuso che impatta direttamente su salute mentale, relazioni, lavoro e qualità della vita.

La Generazione Z e la predisposizione al burnout

In questo scenario complesso, la Generazione Z risulta essere tra le fasce più colpite. I dati parlano chiaro: questa generazione ha i punteggi più bassi in assoluto in termini di soddisfazione, benessere e motivazione. Più della metà (53,7%) dichiara un basso livello di soddisfazione personale, un dato che segnala un rischio elevato di disengagement eburnout. Nonostante siano spesso percepiti come ambiziosi e iper-performanti, i giovani faticano a sostenere nel tempo questa spinta, perché manca un terreno emotivo solido su cui costruire.

La crisi non è solo qualitativa, ma anche quantitativa: il burnout tra i giovani si manifesta come una combinazione di stanchezza emotiva, perdita di significato e isolamento sociale. Un mix pericoloso, che rischia di compromettere non solo il presente, ma anche il modo in cui questa generazione costruirà il proprio futuro.

Benessere a confronto: le differenze generazionali

Il confronto con le altre generazioni rende ancora più evidente la portata del problema. Se è vero che il benessere globale è in calo per tutti, per la Gen Z il declino è particolarmente marcato. Rispetto a Millennial, Gen X e Boomer, i giovani riportano i punteggi più bassi sia sul fronte della salute che dell’equilibrio emotivo. Sono meno soddisfatti, meno in salute, più disconnessi.

Anche i Drive Score - l’insieme di competenze legate al proprio benessere — mostrano per la Gen Z un crollo più accentuato rispetto ad altri gruppi. Questo significa che non solo manca l’energia per affrontare le sfide, ma viene meno anche la visione di un futuro desiderabile. È una forma di esaurimento emotivo che colpisce in profondità.

EQ in calo: la perdita di competenze chiave

Il declino del benessere si riflette anche nei punteggi di Intelligenza Emotiva della Gen Z. Tutte le otto competenze misurate dal modello Six Seconds sono in calo, ma tre in particolare mostrano una flessione preoccupante:

  • Navigare le Emozioni (−16.4%): le persone più giovani faticano a gestire le emozioni intense e a trasformarle in risorse utili.
  • Trovare la Motivazione Intrinseca (−12%): manca il collegamento con ciò che davvero li muove e li appassiona.
  • Perseguire Obiettivi Eccellenti (−12%): la connessione con un senso di scopo più grande si è affievolita.

Queste tre competenze sono quelle che forniscono energia, direzione e significato. Il loro indebolimento contribuisce a una sensazione diffusa di stallo, di impotenza, di fatica ad andare avanti.

Investire nelle generazioni più giovani: un’urgenza condivisa

Di fronte a questo scenario, non bastano interventi spot o soluzioni isolate: serve un cambio di paradigma. Investire sul benessere emotivo della Gen Z non è un gesto di generosità, ma una priorità strategica. Si tratta di creare contesti in cui le persone giovani possano sentirsi viste, ascoltate, valorizzate. Contesti dove possano sviluppare le competenze per affrontare le emozioni, ritrovare motivazione e riconnettersi con una visione del futuro.

Per farlo servono adulti consapevoli, leader preparati, educatori attenti. Serve, soprattutto, la volontà di costruire una cultura emotiva più solida, capace di nutrire l’energia delle nuove generazioni. Perché solo se le persone più giovani stanno bene, possiamo sperare in un futuro diverso.