La prof.ssa Bortuzzo condivide alcune riflessioni sull'insegnamento del Latino alla scuola secondaria di primo grado.
Metodologie  Esperienze di insegnamento È stata da poco pubblicata la notizia del ritorno all’insegnamento della lingua latina alla scuola secondaria di I grado. Quale impatto può avere questa reintroduzione nel 2025? Quali sfide si prospettano per noi docenti? Ma soprattutto, pensando alle effettive classi delle scuole medie, viene spontaneo chiedersi: “Ha ancora senso nel 2025 insegnare latino a studenti così piccoli?”.
Di fronte a questo dubbio ripenso al mio percorso accademico, caratterizzato da una grande passione per questa lingua antica, e mi rendo conto che, diventando una docente di ruolo alla secondaria di I grado, ho dovuto abbandonare l’insegnamento di una materia che per me è stata per anni la fonte della mia motivazione allo studio. Vi porto però la mia esperienza: con i miei studenti ho imparato già da tempo a sfruttare le lingue antiche, ad esempio per richiamare etimologie, farli divertire mentre imparano parole e avvicinarli gradualmente ad una cultura percepita da loro come lontanissima, ma che invece nasconde ancora moltissimi spunti di attualità e riflessione critica anche su eventi contemporanei.
Facendo riferimento a lingue antiche come il latino, cerco anche di offrire loro dei modi per manipolare le parole, a volte giocando sulla loro stranezza oppure sulla grande somiglianza con la nostra lingua e con altre lingue che stanno imparando a scuola. Mi accorgo che in questo modo, tra qualche inevitabile sbadiglio, riesco a raccogliere il loro stupore e la loro meraviglia.
Dal punto di vista disciplinare, bisogna considerare che gli studenti arrivano alle scuole medie con competenze acquisite alla scuola primaria molto diverse: alcuni conoscono bene i verbi e la grammatica, altri non la padroneggiano affatto, altri ancora hanno difficoltà che superano di gran lunga l’apprendimento di altre discipline. Come inserire allora l’insegnamento del latino?
Ritengo, da inguaribile ottimista, che sia possibile proporlo in maniera positiva e non come un pedissequo studio grammaticale, cercando di far avvicinare gli studenti alla cultura antica, magari anche attraverso l’educazione civica, per poi introdurre, come già in alcune scuole si fa, un breve ciclo di lezioni di grammatica agli alunni di terza, che hanno già maturato una maggiore consapevolezza linguistica. Inoltre oggi, grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, esistono molti modi per imparare, che potrebbero essere esplorati in vista dell’insegnamento di questa nuova disciplina, a seconda delle esigenze delle classi.
In conclusione, penso che prima di discutere dell’introduzione del latino sarebbe importante e necessario che la scuola prendesse in considerazione molte altre problematiche nell’apprendimento linguistico: ad esempio, spesso agli studenti stranieri non vengono forniti strumenti adeguati per imparare l’italiano, presupposto imprescindibile per avvicinarsi alle lingue antiche; lo stesso vale per gli studenti con difficoltà, che hanno bisogno di docenti consapevoli e che sappiano usare strumenti tecnologici anche basilari, ma fondamentali per l’integrazione e l’inclusione. Infine, sono necessari progetti che potenzino le abilità di comprensione, esposizione ed elaborazione scritta, purtroppo sempre più carenti nelle nostre classi. Solo con queste premesse, e con opportune strategie didattiche, la sfida della reintroduzione del latino alle scuole medie può essere affrontata adeguatamente dai docenti.