Dire, fare, insegnare
Dire, fare, insegnare
Dire, fare, insegnare

Intelligenza artificiale, ChatGPT e umanesimo digitale

Carlo Mazzone, docente di Informatica tra i finalisti del Global Teacher Prize, ha condiviso con noi alcune riflessioni e provocazioni in merito a nuove tecnologie, società, scuola e futuro.

Metodologie  Problematiche scolastiche 
11 aprile 2023 di: Carlo Mazzone
copertina

Il tema dell’intelligenza artificiale è di assoluta attualità e se ne discute un po’ ovunque con posizioni spesso di opposta visione. Si va dai fan più appassionati a coloro i quali vedono la cosiddetta A.I. (la sigla per l’inglese Artificial Intelligence) un pericolo incombente sul nostro presente e, a maggior ragione, sul futuro. Come spesso accade in un processo graduale, ci sono specifici elementi o fattori che portano improvvisamente a una svolta che rappresenta un vero e proprio tsunami. In questo ambito l’onda anomala è stata di certo rappresentata dall’applicazione ChatGPT.

È di questi giorni la notizia che in Italia l’accesso a questo sistema di conversazione è stato bloccato a causa di presunti problemi di privacy. Credo però che il vero problema sul quale interrogarsi sia da ricercarsi ben oltre la questione legata al GDPR (il regolamento generale sulla protezione dei dati). Ad esempio, ci si potrebbe meglio interrogare sulla richiesta di migliaia di firmatari di una lettera aperta, tra cui spiccano i nomi di Elon Musk e Steve Wozniak, in cui si chiede un periodo di riflessione di 6 mesi sull’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale per definire delle linee guida che ne consentano uno sviluppo controllato e sicuro.

Indipendentemente dalla specifica opinione che possiamo avere sull’opportunità di questa lettera e sulle reali motivazioni dei principali firmatari, credo che essa abbia il merito di porre l’accento sull’importanza di partecipare attivamente al dialogo sull’evoluzione dei sistemi tecnologi moderni, non lasciando ai soli tecnici il ruolo principale in questa ennesima rivoluzione. A tal proposito, mi riferisco alla necessità che da tempo ho indicato di fondare un nuovo umanesimo digitale, in cui le problematiche degli esseri umani siano messe al centro di un’evoluzione etica delle tecnologie che porti a evitare squilibri sociali irreparabili.

L’immagine metaforica è forte: milioni, miliardi di persone che si rivolgono dal chiuso delle loro stanze e uffici a questi nuovi “dèi” che hanno la capacità di ascoltare contemporaneamente tutte le richieste e inviare dati e informazioni per gli scopi più disparati. Ogni rivoluzione industriale si accompagna a un mutamento degli equilibri nelle tipologie di lavoro (per intenderci, dalla zappa al trattore), e anche in questo caso di sicuro ci saranno nuovi lavori che sostituiranno i vecchi. Ma siamo sicuri che sarà sempre nello stesso ordine di grandezza? Faccio notare come queste tecnologie vengano definite esponenziali e come esse lo siano nel senso matematico del temine.

Siamo davvero pronti ad affrontare l’affiancamento prima e la sostituzione poi, con percentuali alte come mai prima, di contabili, avvocati, ingegneri, giornalisti, solo per citare alcune delle professioni che sono “messe a rischio” dai nuovi sistemi di intelligenza artificiale? Siamo disposti a cedere per profitto le nostre vite a questi nuovi “dèi”? Ovviamente, la mia è una provocazione che va nella direzione della cosiddetta singolarità tecnologica, evento che immagina una supremazia della tecnologia stessa nei confronti dell’uomo. Tuttavia, molto più pragmaticamente, quanto stiamo già ipotecando sul nostro futuro quando i nostri studenti chiedono l’aiuto della nuova tecnologia, così facilmente alla loro portata da preparare subito il loro compito per casa e in maniera fondamentalmente incontrollata?

Ancora una volta, l’attenzione è rivolta ai contesti formativi che coinvolgono sempre di più studenti e docenti ma anche l’intera società. Ma, in sintesi, la possibilità di poter sfruttare una tecnologia straordinaria che potrebbe migliorare il nostro intero mondo e il nostro modo di vivere sarà davvero tale solo se ne sapremo produrre e cogliere i frutti senza un’insensata caccia alle streghe del nuovo millennio.



Immagine: © Flickr. Alan Turing, uno dei padri dell'informatica e autore di un famoso test sull’intelligenza artificiale.