Dire, fare, insegnare
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Le regole e la relazione genitori/figli: cosa può fare il docente?

In questo primo focus a cura di Educare Insieme, la piattaforma di percorsi per docenti e genitori della fascia 0-6, scopriamo l’importanza dell’educazione alle regole.

Metodologie 
21 marzo di: Redazione
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I professionisti del mondo dell’educazione e della scuola riconoscono l’importanza e il valore delle regole come pilastro formativo: esse sono infatti uno strumento fondamentale per favorire una crescita armoniosa e uno sviluppo emotivo equilibrato. Questa consapevolezza può, tuttavia, risultare meno immediata per i genitori, che, talvolta, le percepiscono come una rinuncia al desiderio di lasciare i propri figli e figlie liberi di esprimersi. È invece importante sottolineare che i limiti offerti dalle regole non sono contrari alla libertà, ma ne costituiscono la base, offrendo un contesto chiaro e sicuro all’interno del quale il bambino e la bambina possono esplorare e crescere.

Educare alle regole significa dunque fornire al bambino o alla bambina gli strumenti per imparare a convivere con gli altri, a rispettare sé stesso e gli altri, e a gestire le proprie emozioni in maniera costruttiva. I limiti, se comunicati con coerenza e amore, non solo proteggono, ma offrono una base sicura su cui il bambino può costruire la propria identità, imparando a riconoscere ciò che è possibile e ciò che non lo è.

I modelli educativi sono in continua evoluzione, alla ricerca di un equilibrio che integri tenerezza e autorevolezza, un’educazione che non reprima ma che permetta al bambino di interiorizzare regole e limiti in modo naturale e sereno. È una sfida complessa tuttavia necessaria, per creare un contesto in cui i bambini possano crescere in sicurezza e sviluppare le competenze emotive e relazionali di cui hanno bisogno per interagire con il mondo.

Complementarietà educativa

È al nido e alla scuola dell’infanzia che il bambino o la bambina inizia a conoscere un “lessico educativo” fatto di regole e indicazioni che possono consolidare quanto già appreso a casa o, in alcuni casi, introdurre nuovi concetti. Espressioni come “Non si lanciano oggetti”, “I giochi si condividono”, “Ora non è il tuo turno” o “Si sta seduti durante i pasti” sono esempi di indicazioni che l’insegnante trasmette con naturalezza, ma che hanno un impatto educativo significativo.

Questi messaggi e quelli dei genitori ‒ se sostenuti da un linguaggio comprensibile a bambini e bambine, che li aiutino a discernere ciò che è possibile o non è possibile fare, pongono le basi per un comportamento responsabile e rispettoso. È importante riconoscere come la scuola e la famiglia, lavorando insieme, possano creare un percorso educativo coerente e armonioso.

A volte, per mancanza di tempo o perché immersi nella complessità delle sfide quotidiane, i genitori possono trovare delle difficoltà a mantenere una costanza nelle abitudini, per esempio far dormire il bambino o la bambina nel proprio lettino o stare seduto a tavola. In questi casi, il contesto educativo/scolastico, con la sua struttura e le routine condivise, può rappresentare un valido supporto per consolidare questi comportamenti. L’esempio del gruppo dei pari, unito all’intervento educativo dell’insegnante, facilita l’apprendimento sociale e offre al bambino un’occasione unica per interiorizzare le regole in modo naturale. È quindi fondamentale che i genitori e gli insegnanti lavorino insieme.

Cosa può fare l’insegnante?

Cosa può fare l’insegnante all’interno del quadro delineato? Molto, ed è importante riconoscere che già fa tantissimo. Tuttavia, ci sono alcune azioni che meritano di essere riprese e valorizzate, poiché non sempre vengono tenute nella giusta considerazione. Uno degli aspetti fondamentali è il coinvolgimento della famiglia, che rappresenta una risorsa importante. Un dialogo aperto e rispettoso con i genitori può trasformarli in alleati preziosi e potenti nel percorso educativo.

È essenziale evitare qualsiasi approccio che rischi di mettere i genitori sulla difensiva; un approccio che metta al centro il benessere del bambino o della bambina e valorizzi la collaborazione con la famigliaè più efficace. Ad esempio, si può proporre un confronto con toni costruttivi: “Abbiamo notato che Gianluca è in difficoltà con i compagni, fatica a condividere i giochi. Forse è solo nervoso, ma con il vostro aiuto potremmo trovare insieme una soluzione. Vi andrebbe di parlarne?”. Questo tipo di sollievo per il genitore, che si sente accolto e supportato.

Inoltre, è indispensabile riconoscere che ogni bambino e bambina ha i propri tempi. Ad esempio, il rifiuto di mangiare o dormire potrebbe semplicemente indicare il bisogno di un po’ più di tempo per adattarsi a nuove situazioni. Strategie come accettare che il bambino o la bambina assaggi il cibo poco alla volta o che resti sdraiato durante il riposo finché non si addormenta sono esempi di approcci flessibili che rispettano i tempi e l’unicità di ciascuno. L’idea che bambini e bambine debbano sviluppare competenze in periodi rigidi, come suggerito da alcune teorie obsolete, va riconsiderata con elasticità: ognuno di loro è unico, e alcuni possono sembrare regredire solo per poi ripartire con maggiore slancio.

Anche i cambiamenti comportamentali improvvisi, come il rifiuto del cibo o i pianti inspiegabili, meritano un’attenzione particolare. Questi segnali possono riflettere cause più profonde, come l’arrivo di un fratellino, un clima familiare teso o, anche, eventi importanti non elaborati, come la perdita di una persona cara. In questi casi, è fondamentale che l’insegnante si interroghi e mostri disponibilità a capire: “C’è qualcosa che non va? Vuoi raccontarmi cosa succede?”, evitando di anticipare le risposte. Il bambino o la bambina deve esprimersi in modo autonomo e spontaneo, senza essere influenzato dall’adulto.

Quando l’insegnante evidenzia i progressi di bambini e bambine davanti ai genitori: “Avete visto che Francesco ora condivide i giochi senza arrabbiarsi?”, e il genitore riprende in modo positivo i progressi del figlio o della figlia: "Mi ha detto la maestra che sei stato/a bravissimo/a oggi!", l’autostima di quest’ultimo/a si rinforza, creando un circolo virtuoso di fiducia e motivazione. Questi momenti di riconoscimento positivo sono fondamentali per aiutare il bambino o la bambina a percepirsi come capace e valido. Infine, il confronto con i colleghi e gli altri professionisti è una risorsa indispensabile per l’insegnante. Discutere e confrontarsi all’interno del gruppo educativo, così come affidarsi a esperti e formatori, permette di ampliare i punti di vista, generare nuove soluzioni e rafforzare le relazioni lavorative.

Educare Insieme è un progetto di Intesa San Paolo curato da Fondazione Euducation e con la collaborazione scientifica di Bambini srl.