Vito Aliperta, content manager per Six Seconds Europa e Italia, racconta i risultati della prima parte di “State of the Heart”, un report che analizza l’evoluzione dell’Intelligenza Emotiva di generazione in generazione.
Metodologie Comprendere come le nuove generazioni affrontano il presente è una sfida cruciale per chi si occupa di educazione, orientamento, risorse umane e formazione. L’ultimo report State of the Heart, pubblicato da Six Seconds, analizza l’evoluzione dell’Intelligenza Emotiva in oltre 170 Paesi e offre uno spaccato particolarmente interessante sulla cosiddetta Gen Z.
Tra i tanti dati emergono alcune tendenze distintive, che ci permettono di leggere meglio il modo in cui questi giovani vivono le emozioni, prendono decisioni, affrontano l’incertezza e costruiscono la propria visione del futuro. Il report evidenzia in particolare quattro dimensioni chiave: orientamento al rischio, orientamento emotivo, orientamento alla motivazione e orientamento al risultato.
A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare da chi si affaccia alla vita adulta, la Gen Z si mostra meno incline al rischio rispetto alle generazioni precedenti. I punteggi relativi alla competenza Utilizzare il Pensiero Sequenziale risultano più elevati rispetto a quelli sulla fiducia e la ricerca di possibilità (Esercitare l’Ottimismo). Questo suggerisce un atteggiamento più cauto, in alcuni casi persino frenato, che può influenzare la disponibilità a sperimentare e a lanciarsi in nuove esperienze.
Dal punto di vista emotivo, le persone di questa generazione mostrano un buon equilibrio tra consapevolezza di sé ed empatia. A differenza di altre fasce d’età, la Gen Z sembra capace di riconoscere le proprie emozioni senza trascurare quelle altrui, suggerendo una maggiore alfabetizzazione emotiva. Un aspetto che, se coltivato, può diventare una risorsa preziosa nei contesti relazionali e professionali.
Uno degli elementi più critici riguarda la motivazione. I dati mostrano che la Gen Z fa più fatica ad attingere a una spinta interiore stabile (Trovare la Motivazione Intrinseca) e a connettersi con un senso di scopo più ampio (Perseguire Obiettivi Eccellenti). Questo non significa mancanza di ambizione, ma piuttosto una difficoltà a costruire una direzione chiara e sostenibile nel tempo, in un contesto spesso percepito come incerto o incoerente.
Infine, i giovani risultano maggiormente orientati all’azione individuale (Capacità Decisionale) piuttosto che all’influenza diretta e indiretta coinvolgendo le altre persone. Questo approccio pragmatico può riflettere una volontà di agire in prima persona, ma anche una minore fiducia nella possibilità di coinvolgere o ispirare il contesto circostante.
Il quadro che emerge dal State of the Heart 2024 non è semplice, ma offre elementi fondamentali per comprendere e accompagnare la Gen Z con maggiore consapevolezza. I giovani di oggi non stanno semplicemente “affrontando” il mondo: lo stanno interpretando con strumenti nuovi, con fragilità e lucidità insieme. I loro orientamenti emotivi non sono difetti da correggere, ma indicatori da leggere con attenzione. Rivelano un bisogno di senso, di sicurezza, di connessioni autentiche.
Per chi lavora con loro — come educatore, manager, genitore o professionista della formazione — questo significa uscire dai modelli rigidi del passato e costruire nuovi spazi di dialogo e crescita. Spazi in cui il rischio possa essere esplorato in modo sicuro, le emozioni riconosciute e valorizzate, la motivazione coltivata a partire da ciò che conta davvero, e la visione del futuro non sia imposta, ma co-costruita.
Investire nella comprensione emotiva di questa generazione non è solo un gesto di cura: è una scelta strategica. Perché una generazione che impara a orientarsi tra emozioni, decisioni e relazioni, è una generazione che può diventare protagonista del cambiamento.